Nel corso della vita di ciascuno le separazioni non sono infrequenti.
Talune più dolorose di altre , talune più traumatiche e perfino tragiche , talune banali.
Tutte richiamano però simbolicamente la separazione , la più tragica , la più drammatica e la più dolorosa di tutte.
E la sofferenza delle altre separazioni sono , per quanto dolorose esse possano essere, “solo” il riflesso emozionale di quella tra le più antiche separazioni vissute.
Perfino la separazione dal grembo materno è solo predittiva rispetto ad essa.
Stiamo qui parlando della separazione che l’ambito parentale infantile impone (ad immagine di sé) alla coscienza infantile rispetto al Sé del bambino/a, al suo inconscio, ai suoi istinti.
Ogni altra separazione, dopo di quella , è rappresentazione più o meno dolorosa di quella anticamente vissuta .
Ed ogni separazione quell’antico dolore , quell’antico strazio ogni volta richiama alla coscienza .
Ed esso viene ancora una volta vissuto.
La sofferenza che la piccola coscienza infantile non poteva vivere e che quella piccola coscienza ha tenuto lontana da sé per preservare la propria integrità ogni volta, ad ogni altra separazione successiva, viene richiamata e rivissuta alla coscienza e dalla coscienza.
Nella nuova esperienza dolorosa quell’antica sofferenza si distilla e si ripropone.
E talora perfino la coscienza dell’adulto non regge rispetto ad essa .
E l’omicidio psicotico (il femminicidio) e talora il successivo suicidio possono essere la conseguenza tragica e drammatica di ciò.