Comportamenti innati e comportamenti appresi.
Si può osservare una giovane presentatrice tv alle prime armi che mette in atto i comportamenti adeguati al suo lavoro e si nota che si tratta di comportamenti studiati, artificiosi, per nulla spontanei.
Continua il suo lavoro e quel tipo di comportamenti per mesi e se la si osserva dopo molto tempo si scopre che esperisce i comportamenti adeguati al suo lavoro in modo spontaneo, per nulla artificioso.
La presentatrice ha bene appreso e bene introiettato i comportamenti adeguati al suo lavoro tanto che essi , pur trattandosi di comportamenti appresi, sembrano spontanei, naturali, innati.
Un nuotatore impara a nuotare in stile libero.Dapprima ha difficoltà a coordinare il movimento delle braccia con la respirazione e con il movimento delle gambe.
Deve continuamente “fare mente locale” ai singoli movimenti e se si distrae smette per esempio di battere le gambe.
Continuando ad esercitarsi i movimenti coordinati vengono sempre di più appresi fino a quando essi risultano assolutamente spontanei.
Il nuotatore non ha più bisogno ora di fare “mente locale” a questo o a quel movimenti e tutto risulta fluido e naturale.
Senza bisogno di pensarci.
In entrambi gli esempi la ripetitività dell’esercizio comportamentale ha come sprofondato sempre di più nella coscienza l’apprendimento di quei comportamenti complessi tanto da portare gli stessi quasi allo stesso livello dei comportamenti innati cioè istintivi.
I comportamenti innati, istintivi seguono invece il percorso opposto.Dacchè sono inconsci essi via via affiorano a livello di coscienza o meglio affiora a livello di coscienza una loro rappresentazione. Al momento opportuno , quando ne insorge il bisogno sulla base della sollecitazione ambientale, il seme del comportamento istintuale nella coscienza (la sua rappresentazione) associa a sé la parte istintuale di quel comportamento ed il comportamento istintuale conseguente avviene spontaneamente .
Senza bisogno di pensarci.