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L'osservazione delle patologie mentali (patologie della coscienza)  fa ritenere che la gravità della malattia mentale non dovrebbe essere valutata sulla base della gravità dei sintomi che essa esprime a livello di comportamenti pericolosi per sé e per gli altri (per quanto estremi essi possano apparire) ma bensì sulla base della gravità delle patologie fisiche e/o comportamentali (nevrotici)   che la patologia della coscienza dissociata, dissociazione aggravata talora da complessi di castrazione più o meno potenti,  induce nell'individuo.

La gravità di patologia mentale più estrema da considerare sarebbe allora quella in cui la patologia della coscienza, a causa della radicale castrazione, impedisce alle informazioni genetiche del Sè di trasferire quelle informazioni dal codice genetico all'inconscio.

Desertificandolo insieme ovviamente a quella coscienza.

Inducendo non solo sintomi nevrotici più o meno severi ma anche più o meno  severe patologie fisiche significative.

Da ciò si può facilmente dedurre che i manicomi solo servono a difendere la società dalle violenze incontrollabili dei c.d. pazzi o gli individui da sè stessi.

Mentre non c’è nessuna difesa per i malati di mente estremamente più gravi da quelli ricoverati nei manicomi (vittime queste ultime  dalla incapacità della psicoanalisi di poterli  curare), malati mente che giungono ad occupare posizioni di potere opprimendo e massacrando i cittadini e le cittadine della loro stessa società e di quelle definite da quella loro follia "nemiche".

                                            (scritto il 16/1/24)

 

 

 

 

 

 


 

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