La capacità della coscienza di emulare, inconsapevolmente per l’ego, modelli di riferimento ha una funzione estremamente importante (ma non è il solo processo psichico in azione) nel corso della terapia analitica.
Il modello di riferimento per il paziente è ovviamente l’analista .
L’azione emulativa della coscienza del paziente nei confronti dell’analista ha un limite nel livello di coscienza di Sé raggiunto dall’analista.
Come i genitori nel corso dell’imprinting infantile non possono dare ai loro figli più di quanto psichicamente essi non abbiano ricevuto nel corso dei rispettivi imprinting infantili così nel rapporto tra analista e paziente il primo non potrà dare alla coscienza del suo paziente più di quanto la coscienza del primo si sia potuta sviluppare nel corso della terapia didattica e della successiva eventuale autoanalisi.
Dalla fine della terapia parrebbe svilupparsi nell’ormai ex paziente un processo di trasformazione latente ed inconscio che dura mediamente cinque o sei anni.
Al termine di questo periodo di latenza (definibile talora come “traversata del deserto”) cominciano a manifestarsi nei comportamenti e negli eventi della vita dell’individuo i primi segni significativi della trasformazione psichica indotta dalla terapia.