7/8/09
Un schema interpretativo del mondo degli archetipi
L’ipotesi gioca con tre soggetti:
- L’ambiente parentale infantile che è il dominus formativo della psiche del bambino;
- La coscienza in formazione del bambino;
- Il suo patrimonio archetipico;
L’ambiente parentale infantile forza nella coscienza del bambino uno specifico adattamento psichico che è nella sostanza una sorta di immagine psichica speculare dell’ambiente stesso nelle sue varie articolazioni.
La strutturazione dello specifico adattamento nelle sue varie articolazioni costella ed attiva specifici archetipi nell’inconscio del bambino che saranno nel futuro del bambino stesso i tramiti attraverso i quali il Sé inconscio (l’intera totalità dell’essere) corrisponderà ed alimenterà quello specifico adattamento all’ambiente parentale infantile (e di conseguenza tutte le idee, tutti i comportamenti, tutte le sintomatologie e patologie di varia natura nonché le diverse visioni del mondo e di sé ).
Alla fine dell’infanzia e dell’adolescenza quell’adattamento, strutturatisi nell’età infantile appunto, è oramai cristallizzato e consolidato.
L’adulto, quale che sia l’ambiente reale nel quale si troverà a vivere, proietterà su questo ambiente uno scenario simbolico ricostruendo così una immagine allucinatoria dell’originario ambiente parentale infantile.
Egli non riuscirà perciò mai a vedere ed a comprendere la realtà nella quale è inserito e nella quale vive in quanto la sua coscienza è strutturata per “vedere” solo l’ambiente infantile originario nel quale essa si è formata e solo del quale essa ha esperienza .
Ma tutto ciò non è immutabile.
Grazie alla terapia analitica , grazie ai sogni, grazie al dialogo terapeutico ai vari livelli è possibile costruire nella coscienza dell’individuo un nuovo adattamento ad un ambiente reale nuovo e mai sperimentato prima.
Si costruisce cioè lentamente un ampliamento della coscienza dell’individuo nella quale cominciano ad avere spazio conoscenze prima mai sperimentate.
Conoscenze che attengono al Sé ed al mondo dei sentimenti, delle emozioni e delle intuizioni superando così l’originaria unilateralità della coscienza.
Contemporaneamente questo nuovo adattamento ad una realtà diversa da quella fino ad allora sperimentata attiverà e costellerà nuovi archetipi inconsci fino ad allora sopiti ed inerti.
Un nuovo schema archetipico si attiva quindi nell’inconscio ed esso lentamente andrà a sostituire, radicalmente ampliandolo, quello originario.
E’ opportuno qui richiamare un processo neuronale già descritto, quello relativo all’area neuronale del linguaggio.
Il bambino nasce con l’area neuronale del linguaggio predisposta per far apprendere al bambino qualsiasi tipo di linguaggio che nel corso della sua crescita dovesse incontrare nell’ambiente parentale.
Che si tratti di cinese, arabo, inglese, ecc. quell’area neuronale è in grado di specializzarsi in ciascuna di essa.
Nel corso dell’apprendimento della lingua quell’area si specializza. Alcuni legami neuronali verranno potenziati o addirittura attivati ex novo mentre altri verranno depotenziati o inertizzati.
Finchè quell’area neuronale avrà strutturato l’adattamento adeguato alla lingua dell’ambiente del bambino.
Ma nulla è immutabile.
Ed è possibile che nasca nel corso della vita del bambino e poi dell’adulto la necessità di ampliare la propria conoscenza linguistica e l’individuo apprenda perciò una nuova lingua.
Grazie alla grande plasticità del sistema neuronale l’apprendimento di certe lingue gli risulterà più facile mentre per altre l’apprendimento sarà più difficile.
Si può ipotizzare che lingue tra di loro foneticamente “vicine” (che trovano già predisposto un ambiente neuronale già formato) siano di più facile apprendimento mentre lingue tra di loro foneticamente più lontane (che hanno necessità perciò di “ricostruire” nuovi legami neuronali a suo tempo inertizzati) siano di più difficile apprendimento.
Si nota o non si nota una similitudine tra la rappresentazione del mondo degli archetipi come prima descritta ed il sistema neuronale dell’area del linguaggio?
In fondo per certi versi Lacan, pur nella rudimentalità della sua espressione, si avvicina per certi versi alle cose quando descrive l’inconscio come un linguaggio.