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La coscienza anale, definizione ormai storica del primo nucleo in assoluto della coscienza formatasi con le primissime esperienze vissute dopo la nascita e nelle primissime fasi dell’infanzia ,dovrebbe essere o avrebbe dovuto essere la porta privilegiata per l’ingresso ed il passaggio dei contenuti inconsci indispensabili per il normale sviluppo e crescita della coscienza nella direzione della realizzazione della coscienza del proprio Sé (per dirla in un altro modo più terra terra : per la realizzazione psichica di sé stessi).
Nella stragrande maggioranza dei casi questo non accade a causa dei blocchi, degli schemi castranti e quant’altro imposti a questa coscienza dall’ambito parentale infantile.
A causa di quegli schemi quel primo nucleo di coscienza diventa, anziché la porta d’ingresso dei contenuti dell’inconscio verso la coscienza, la sua porta di uscita.
A causa di quegli schemi castranti i contenuti inconsci affioranti, nonché tutti quei contenuti della coscienza ritenuti da quegli schemi inappropriati, vengono rimossi , “evacuati”, attraverso questa porta.
Che si costituisce come un portone irrimediabilmente sbarrato nei confronti ciò che vorrebbe entrare nella coscienza residuando in sé solo la originaria funzione di foro di evacuazione.
Con il procedere della crescita psichica e con la progressiva costruzione della coscienza del Sé si giunge al punto in cui questa funzione originaria viene preclusa alla coscienza anale ed ai suoi castranti schemi originari ed essa viene invece assunta dalla coscienza del Sé che peraltro essendo ormai sincronizzata con l’inconscio ed i suoi contenuti di essa ha ben poco bisogno.
Ciò implica tra l’altro che non potendosi più rimuovere i contenuti dell’inconscio non si dovrebbe più verificare il fenomeno della sublimazione nel sintomo psicosomatico della libido (e dei suoi significati inconsci) prima pervicacemente rigettati nell’inconscio dalla coscienza anale e così impedendo perciò a tale quota libidica di realizzare la propria funzione naturale.
Rendendo così indispensabile un suo, penoso e doloroso, impiego alternativo.