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La coscienza dissociata tende a fissarsi alla esperienza maggiormente dolorosa che è sempre quella che le crea più danni.
Dall'altra parte l'esperienza dolorosa attira prepotentemente a sè l'attenzione della coscienza e la tiene a sè stessa "incatenata ed avvinta”.
Questo doppio vincolo sotteso da un conflitto tra ciò che vuole andare alla coscienza (il significato della esperienza) e le resistenze che a ciò si oppongono paralizza il contenuto mnestico della esperienza e su di esso si stratificano tutte le successive esperienze dolorose che quella prima esperienza rappresentano.
La progressiva energizzazione di quel contenuto inconscio lo fa diventare sempre più virulento e sempre più aggressivo.
Il suo costrutto e l'energia potente che lo alimenta ben presto si trasformano in ciò che definiamo "complesso di castrazione".
E più tempo passa e più esso si energizza.
Qual’è l'esperienza più antica e probabilmente più dolorosa che la coscienza può aver subito?.
Sicuramente quella vissuta subito dopo la nascita a causa della "invasione" dell'inconscio infantile, quasi neonatale, da parte della sovrabbondanza di contenuti inconsci degli inconsci dei genitori.
Quegli inconsci si alleggeriscono in parte da quel sovraccarico* ed inguaieranno però l’inconscio e la vita dei rispettivi figli.
Se ne scaricano per poter ulteriormente rimuovere loro nuove e diverse esperienze dolorose e castrare ulteriori contenuti inconsci del loro Sè.
Ovvero il circolo vizioso e patogenico della malattia mentale perenne che scavalca una generazione dopo l'altra all'infinito.
Così perpetuandosi.
(*) Occorre fare molta attenzione all'insistente bisogno degli uomini e delle donne di avere figli a tutti i costi.
Dietro e sotto tale bisogno potrebbe esserci un bisogno inconscio molto meno nobile e molto più egoistico.
(scritto il 26/2/23)