I più incolti, con tendenze misticheggianti, potrebbero chiamarlo il “grande punitore”.

I più colti , anzi i coltissimi , lo chiamano “super ego” (sic).

Sta di fatto che coloro che sono afflitti da un complesso di castrazione più o meno imponente reprimono in loro stessi ogni affetto, ogni amore , ogni piacere, ogni gioia o slancio terrorizzati dalla inevitabile prospettiva di dolore o, al minimo , di un qualche senso di colpa  che il loro complesso di castrazione imporrà loro per reprimere ed azzerare quei sentimenti e quelle sensazioni.

C’è un bel film di Robin Williams , regista Terry Gilliam, che di questo aspetto della psiche umana deviata dà una straordinaria descrizione visionaria.

Il protagonista del film , un barbone al quale la vita ha tolto tutto , evita ogni possibilità di gioia o di piacere in quanto ogni volta che ciò gli accade un  misterioso e terrifico cavaliere nero lo assalta e lo massacra.

Il barbone implora un occasionale amico di rubare per lui un prodigioso calice , il Santo Graal, che lo aiuterà a risolvere la sua tragedia.

E’ inutile dire cosa rappresenti simbolicamente il terrifico cavaliere nero e cosa invece rappresenti il prodigioso e salvifico calice.

 O forse non si è ancora capito che rappresenta l’inconscio ed i suoi contenuti ?

 

 

 

 

 

 

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