L’esperienza originaria della castrazione ,per quanto intensa o limitata essa sia stata, è, comunque la si voglia vedere , in quanto esperienza realmente vissuta un’area strutturata di coscienza.
Convenzionalmente definiamo “cultura” tutto ciò, tutte le informazioni, che attraverso i vari linguaggi di realtà, la coscienza assume dalla realtà appunto a partire dal momento della nascita, nel corso dell’imprinting infantile e per tutto il resto della vita.
Convenzionalmente definiamo “natura” tutto ciò che la coscienza assume dall’inconscio e ,dai suoi contenuti attraverso i significati del linguaggio onirico.
A partire da queste definizioni convenzionali la cosiddetta “cultura”, ciò che si è acquisito dalla esperienza reale , di quell’area originaria, primitiva , iniziale della coscienza diventerà inevitabilmente un simbolo, una rappresentazione.
Ad essa si opporrà la cosiddetta “natura”, la conoscenza di sé cioè la coscienza della propria natura.
E si opporrà e continuerà ad opporsi fino a che l’area della conoscenza di sé non sia diventata così forte e radicata da potere “perdonare” l’area primitiva della castrazione riconciliandosi finalmente con essa.
E questa volta sarà l’ego il mediatore ed il riconciliatore tra “i due”.
Sarà l’ego ad assumere ancora una volta l’iniziativa riconciliatoria e a saldare insieme , con ciò stesso riconciliandole , i due termini dell’antico conflitto.
Conflitto antico che si risana e si risolve quindi, ed infine, al livello superiore di entrambi i termini di esso , al livello dell’ego.