C’è un vecchio conoscente che ogni tanto mi telefona per riferirmi un qualche suo commento su cose che ho scritto su questo sito.

Ogni volta  dice che vuole parlarmi di questo o di quel pezzo del BLOG.

Io ogni volta gli spiego che le mie cose le scrivo su un SITO non su un BLOG.

E dire che è anche uno che di informatica si intende abbastanza.

Mi richiama dopo qualche giorno per parlarmi di qualcosa che ho scritto sul BLOG.

Ormai non ci faccio più caso e non gli dico più nulla.

Però l’altro giorno a seguito della ennesima telefonata ho intuito il perché di questo errore (o lapsus che sia) ripetuto.

Dipende dal modo in cui la coscienza dissociata archivia le sue esperienze.

Il blog è uno scritto in rete nel quale il blogger scrive le sue cose ed ogni volta che ne scrive una la cosa precedente scende nella pagina di una posizione.

Ne scrive un’altra e quella precedente (e tutte le precedenti) scendono di una posizione.

Per vedere cosa abbia scritto il blogger un mese fa occorre sprofondare in fondo alla pagina.

Parrebbe una tecnica analoga a quella di certi buffer dei sw nei quali le informazioni vengono memorizzati con la tecnica del “F.I.F.O.” cioè first in , last out. L’informazione più antica, la prima ad essere entrata,  è l’ultima ad uscire.

Non è certo un caso che quando io ho cominciato ad intuire qualcosa in psicoanalisi scrivevo quelle timidissime intuizioni su un blog.

Coltivavo allora inconsapevolmente la mia condizione dissociativa.

Dopo qualche anno il blog si cominciato a rivelare strumento di espressione inadeguato ed allora ho cominciato a costruire i due siti (uno per il p.c. e successivamente uno per lo smartphone).

Nei siti , diversamente dai blog,  le cose scritte , i loro titoli, sono tutte squadernate nella pagina degli indici e di esse si ha una panoramica totale immediata.

La coscienza dissociata parrebbe perciò archiviare le sue esperienze come nei blog.

L’esperienza di oggi porta indietro quella di ieri ed ancora più in profondità quella dell’altro ieri.

Le esperienze più antiche sono perciò sempre più sprofondate nell’inconscio in un processo di rimozione che è del tutto automatico.

Resta attiva , diciamo “visibile” ,  nella coscienza  solo l’esperienza di oggi o di ieri mentre le altre regrediscono  sempre più in profondità ad ogni nuova esperienza della coscienza .

E di esperienze la coscienza ne vive ogni istante.

Inoltre la coscienza dissociata non in grado di integrare i significati (*) delle proprie esperienze  per cui ogni esperienza (sopratutto quelle più intense o  più dolorose)  vengono “archiviate”  il più in fretta possibile.

Nella coscienza del  Sé invece , nella quale si è presa coscienza  di tutti i significati delle esperienze  vissute , tutto è squadernato in essa e tutto dialoga con tutto e tutto influenza sinergicamente la personalità, i comportamenti ed il pensiero.

(*) Detto in un altro modo:L’individuo dissociato non può trarre profitto dalle proprie esperienze , non ne ha coscienza e non può imparare dai propri errori.

 

 

 

 

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