.
Accade talvolta che si sbaglia una piccola manovra al pc. o che caschi un piatto e si rompa o che un piccolo incidente o contrattempo o avversità faccia scattare un moto di rabbia .
E scappa invariabilmente una qualche impropero, invettiva o bestemmia più o meno elaborata.
Un piccolo scatto di rabbia che trova sfogo nell’impropero.
Un piccolo scatto di rabbia fredda.
Una sciocchezza insomma.
In taluni dialetti quel sentimento viene espresso con un’altra parola il cui suono rende più l’idea della sua gelida e bollente asprezza ed asperità: RAGGIA.
RAGGIA nel senso pieno della parola e che dichiara la profondità del sentimento corrispondente è quella del vulcano cui un tappo di lava consolidata impedisce la liberazione dei gas e della lava liquida che tanto ribolle nelle sue profondità;
RAGGIA è quella del cane legato alla catena corta che tira e strattona urlando fino ad impazzire;
RAGGIA è quella del detenuto ingiustamente al quale vengono negati i più elementari diritti;
RAGGIA è quella del malato grave che non capisce il perché della disgrazia che l’ha colpito;
RAGGIA è quella del povero contro l’egoismo e l’arroganza del ricco che lo rende sempre più povero;
RAGGIA è quella del subordinato che ambisce all’insubordinazione;
RAGGIA è quella dell’emarginato che sa che deve sfondare l’argine che lo serra;
RAGGIA è quella dell’individuo al quale viene negato, ingiustamente, inconsapevolmente, incolpevolmente , nell’infanzia il diritto naturale, genetico, biologico, istintivo alla normale crescita psichica;
RAGGIA è perciò quella di quest’individuo, segregato in sé stesso, che non riesce ad esprimere nella sua coscienza e nell’espressione tutto ciò , ed è tantissimo, che gli ribolle dentro e che gli corrode, giorno dopo giorno, l’esistenza;
Si capisce allora quanta RAGGIA sia necessaria per interpretare intuitivamente , giorno dopo giorno per anni ed anni , decine e centinaia e migliaia di sogni scrivendone , giorno dopo giorno , in decine e centinaia e migliaia di pagine.
Vincendo non solo le proprie brutali resistenze ma anche quelle acquisite da parte di coloro che interpretano per professione e credono di avere capito tutto ed invece hanno capito pochissimo e questo pochissimo lo sbandierano orgogliosamente senza nemmeno vergognasi di continuare ad adorare un qualche loro “vitello d’oro” , un qualche loro guru.
Continuando a rinnegare e tradire loro stessi.
Senza nemmeno rendersene conto.
Bisognerebbe invece fare della psicoanalisi una scienza sociale e promuovere ad ogni livello, nei bambini e negli adulti, lo sviluppo della funzione intuizione in modo da dare alle coscienze dei più una qualche capacità, ancorchè inconsapevole, di integrare i propri contenuti istintuali inconsci e consentire così una crescita psichica di massa nel maggior numero di coscienze possibili.
In una gran quantità di individui dissociati, nevrotici , ipocondriaci ed in parte talora potenzialmente psicotici.