In questo lavoro molto si è scritto in merito alle  c.d. “protesi del falso sé” .

Costrutti della coscienza che (malamente) vanno sostituire i significati dei contenuti inconsci, i significati del proprio Sé, dei quali non si è presa coscienza o dei quali non si è ancora presa coscienza .

Sostituti indispensabili che consentono alla coscienza di far sopravvivere , come che sia, bene o male (più spesso male che bene) l’individuo.

I sogni che sono l’unica fonte della conoscenza per quanto riguarda il funzionamento della psiche umana (l’altra fonte , ma anch’essa  è sostituto protesico della fonte principale, sono i miti)  dicono e metadicono relativamente a questa possibilità di conoscenza.

Due sogni in successioni fanno ora capire la differenza tra la cosa in sé e la sua protesi.

Primo sogno: “Viene giù dalla collina una grossa foca che si butta in acqua in una vasca rettangolare.”

Secondo sogno: “Il sognatore è molto amareggiato perché deve vendere la sua piccola chitarra con tutta la musica per soli cento euro. Forse è un prezzo troppo basso.”

Nel primo sogno si prende coscienza della sessualità femminile (la grossa foca= la grande fica, entra nella vasca rettangolare= la coscienza ).

Si prende cioè coscienza della cosa in sé (in questo caso la sessualità femminile icasticamente rappresentata dal simbolo “la grande foca/la grande fica”.

Nel secondo sogno che segue cronologicamente  il primo viene invece rappresentata la protesi , il costrutto sostitutivo della “cosa in sé” di cui sopra.

La “piccola chitarra” che il sognatore con amarezza è costretto a vendere, e a ben poco prezzo,  rappresenta in quel sogno la protesi della sessualità femminile, ciò che il sognatore credeva essere la sessualità femminile.

Ciò che la sua coscienza riteneva potesse essere quella sessualità  non avendo conoscenza della “cosa in sé”

Protesi che , avendo il sognatore preso coscienza della cosa in sé, ora può essere abbandonata con tutti gli annessi e connessi (con tutta la musica).

Tanto , come dice il sogno, quella protesi  valeva ben poco.

 

 

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