L’individuo, di solito in giovane età, non riesce a fissare la sua attenzione su un oggetto  e tale attenzione  viene continuamente attirata e subito distratta dall’oggetto successivo.

E la cosa si ripete in continuazione.

Ogni oggetto , ogni cosa , qualsiasi cosa ha o può  avere un suo valore simbolico e quindi essere portatrice di significato.

Nel nostro caso la coscienza dell’individuo si comporta nei confronti degli oggetti della realtà sensibile esattamente come essa si comporta con i contenuti istintuali  dell’inconscio.

I quali sono talmente numerosi ed energeticamente sovraccarichi da proiettarsi su qualsivoglia oggetto reale.

Nei confronti dei quali la coscienza induce ad azioni identiche a quelle che essa continuamente esperisce nei confronti dei contenuti inconsci: rimozione, evitamento e repressione.

La coscienza è stata profondamente ferita nel corso dell’infanzia da comunicazioni parentali portatrici di significati ,dissocianti e castranti, che hanno indotto dolore e sofferenza tale che la coscienza rifugge e sfugge ormai da qualsiasi significante che sia portatore di significato.

Il disturbo dell’attenzione è perciò il sintomo della coscienza che sfugge al suo dolore e che quella originaria esperienza lacerante, che quel dolore ha provocato (pur senza essa averlo percepito grazie alle sue difese) , non può più rivivere.

 Il disturbo è perciò  una continua fuga dal significato, quale che esso sia.

 

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