30/7/09
Cominciamo con una metafora.
Immaginiamo che un individuo nel corso della sua giornata percepisca in sé una serie di pulsioni che lo sollecitano all’acquisto di questo e di quello (stante la gran massa di messaggi pubblicitari che costantemente sollecitano la coscienza non c’è proprio da meravigliarsi circa la continua insorgenza di quelle pulsioni).
L’individuo attua i propri comportamenti sotto la spinta di quelle pulsioni e quindi compra questo, compra quello ecc.
Se non adegua il proprio comportamento a quelle pulsioni spontanee (ma in realtà indotte dall’ambiente sociale) si sente in colpa, si sente triste, ecc..
Il risultato sarà che all’inizio della terza settimana del mese il suo stipendio si è esaurito.
Un comportamento di buon senso sarebbe invece resistere a quelle pulsioni e comprare solo i beni il cui acquisto è compatibile con le proprie disponibilità economiche.
Cioè fare delle scelte , prendere delle decisioni.
A che scopo questa metafora? Che cosa si vuole rappresentare con essa?
Il rapporto normale tra inconscio e coscienza (una coscienza non dissociata, non schermata rispetto all’inconscio) implica da parte dell’inconscio l’insorgenza di una quantità di pulsioni spontanee che la coscienza trasforma immediatamente in comportamenti adeguati.
Negli animali questo rapporto diretto tra pulsione istintuale e comportamento è ciò che assicura la sopravvivenza dell’animale nel suo ambiente.
Nell’uomo le cose stanno diversamente.
Il suo ambiente non è un ambiente naturale ma un ambiente socializzato.
E le pulsioni istintuali dell’inconscio rispetto ad una coscienza non dissociata debbono essere controllate da un “centro di coordinamento” che svolga azione mediatrice tra istanze sociali ed istanze inconsce.
Questo centro di coordinamento si chiama “ego”.
Il quale ogni volta decide, cioè sceglie, a quale pulsione far soggiacere il proprio comportamento: Allo scopo di soddisfare volta a volta per quanto possibile istanze sociali ed istanze istintuali.
L’inconscio è come una pozza di lava fluida dal quale continuamente si innalzano spruzzi di lava di composizione diversa.
Esso genera cioè continuamente pulsioni istintuali talora tra di loro contraddittorie e talora incompatibili con la realtà sociale qui ed ora.
La necessità di un ego che si ponga al centro dell’individuo e della sua individualità è evidente. Di un ego che operi cioè da mediatore tra istanze istintuali dell’inconscio, esigenze della coscienza ed istanze dell’ambiente .
Ove l’ego sia debole ed incapace di mediare tra istanze sociali (cioè ambientali) ed istanze istintuali la difesa possibile di un adattamento socialmente accettabile dell’individuo rispetto all’ambiente è la dissociazione. Cioè la chiusura dei rapporti tra coscienza ed inconscio.
Nasce così l’individuo sociale alieno a sé stesso.
L’ambiente parentale infantile cerca di creare individui socialmente accettabili ignorando che lo sforzo unidirezionale di creare animali sociali implica la creazione di individuo dissociati, alienati rispetto a loro stessi.
Difficile far capire che il simbolismo, la capacità intuitiva, la creatività (e di conseguenza il mondo emozionale ed affettivo) sono qualità da sviluppare nei bambini da subito insieme alla razionalità allo scopo di creare individui completi e non dimezzati.
Tutto ciò è molto difficile da far capire e molto difficile da spiegare ad individui adulti a loro volta dimezzati e dissociati.
Tanto che in teoria qualcuno potrebbe ipotizzare l’esistenza di una infinità di mondi diversi mentre invece, in presenza di un unico mondo, esistono una infinità di diverse organizzazioni mentali che danno a ciascuno una diversa visione del mondo .
Tanto diverse l’una dall’altra che se fosse possibile compararle si potrebbe tranquillamente giungere alla conclusione che ciascuno vede dello stesso mondo un mondo completamente diverso da quello di tutti gli altri.
Quindi ci andrei piano con gli infiniti universi fino a quando almeno colui che elabora teorie non abbia sviluppato su sé stesso una teoria che corrisponda perfettamente alla coscienza ed alla consapevolezza di sé.