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IL GRAN TAMERLANO DI PERSIA di notte si mascherava da mercante e visitava i bassifondi della città per ascoltare la voce del popolo. Lui stesso tirava fuori l’argomento.«E il Gran Tamerlano?» domandava. «Cosa pensate del Gran Tamerlano?»Immancabilmente si levava un coro di insulti, maledizioni, proteste rabbiose. Il mercante si sentiva contagiato dalla collera del popolo, bruciava di indignazione, aggiungeva le proprie offese. La mattina seguente, nel suo palazzo, mentre cercava di risolvere gli ardui problemi delle guerre, le alleanze, i complotti dei nemici e il deficit del bilancio, il Gran Tamerlano si infuriava contro il popolo. «Lo sa, questa gentaglia,» pensava «cosa vuol dire guidare un impero? Crede che non abbia altro da fare che occuparmi dei suoi minuscoli interessi, dei suoi pettegolezzi da comari?». Ma la notte successiva il mercante ritornava ad ascoltare le piccole storie di soprusi, corruzione, prepotenze, abusi della soldatesca e ingiustizie dei funzionari, e di nuovo si infiammava di indignazione. Dopo un certo tempo il mercante ordì una cospirazione contro il Gran Tamerlano: la sua astuzia, il suo coraggio, la conoscenza dei segreti del governo, il dominio dell’arte della guerra lo fecero diventare non solo il capo della congiura, ma anche il leader del popolo. Ma il Gran Tamerlano, dal suo palazzo, gli mandava a monte ogni progetto. Il gioco si protrasse per molti mesi, finché il popolo pensò che il mercante fosse in realtà una spia del Gran Tamerlano e lo uccise, nell’ora stessa in cui i dignitari di corte, sospettando che il Gran Tamerlano li tradisse, lo assassinarono nel suo letto. Marco Denevi, Parque de diversiones (Buenos Aires, 1970)
Fine del complesso di castrazione nell'inconscio e del suo costrutto nella coscienza dissociata .
(scritto il 10/3/23)