E’ perfino troppo ovvio dirlo ma la coscienza e l’inconscio funzionano in modo completamente differente l’una dall’altro.

La coscienza acquisisce informazioni dalla realtà sensibile e (quando va bene, come nel caso dell’individuo cosciente di sé) dall’inconscio grazie al pensiero razionale (la funzione pensiero) e grazie alla capacità intuitiva (la funzione intuizione).

Grazie alla prima riesce a comprendere i processi logici di realtà e grazie alla seconda i processi simbolici e quindi il significato dei simboli.

Si deve pensare che nel bambino la capacità intuitiva , ancorchè inconscia, sia di norma molto più sviluppata che nell’adulto.

Infatti il bambino riesce a cogliere dalla esperienza reale il senso, il significato, pur spesso rimuovendo tale significato in quanto talora troppo doloroso per la sua coscienza.

La ricerca di questi significati rimossi che continuamente si autorappresentano nell’adulto sotto forma di rappresentazioni simboliche è uno (uno) degli scopi della terapia.

Prendere coscienza di questi significati implica acquisire alla coscienza la loro carica libidica e togliere ad essi , in quanto inconsci, il potere di agire, nella assoluta inconsapevolezza dell’ego, nel comportamento, nella ideazione, nella sintomatologia mentale ed organica.

Talora anche il legame inconsapevole con le esperienze, soprattutto infantili,  rimosse (e con il loro significato inconscio) si rappresenta nel sintomo e lo scioglimento di quel legame con il passato , attraverso la presa di coscienza, implica la remissione del sintomo stesso.

Il confine tra coscienza ed inconscio, e perciò il confine tra funzioni psichiche con differente modalità di funzionamento, coincide con ogni probabilità con differenti parti dello stesso cervello a diversa organizzazione anatomica e funzionale (per esempio la neocorteccia da una parte ed il resto dall’altra).

 

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