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Quando i gatti si trovano su una superficie morbida scatta il riflesso “dell’impastare il pane”.
Si definisce comunemente così il riflesso del gatto che alternativamente con ciascuna delle due zampe anteriori preme sulla superficie morbida evocando la memoria di quando allattava al seno materno e con quel movimento alternativo premeva sul morbido ventre materno sospingendo fuori il latte.
Perfino grossi maschi adulti dall’aspetto terrifico se coccolati cominciano ad “impastare il pane”.
Quel periodo della loro vita nei gatti deve essere stato un periodo particolarmente felice se esso viene così spesso richiamato alla memoria delle sensazioni.
Del resto il carezzare i gatti evoca in loro il tempo dell’infanzia nel corso della quale la madre leccava i cuccioli in ogni parte del loro corpo comunicando tattilmente il suo amore e la sua presenza protettiva.
Il comunicare affetto ed amore attraverso il tatto (attraverso le carezze tanto per essere chiari, e la cosa non riguarda solo i gatti) è un modo molto intenso e profondo di comunicare amore ed affettività.
Il tatto deve essere un senso particolarmente arcaico nella scala evolutiva forse uno dei primissimi sensi ad essersi sviluppato.
Dopo forse si è sviluppato l’olfatto e poi il gusto.
Sensi tutti è tre molto “materici” che hanno bisogno di “toccare” in qualche modo la materia per percepirla in quei suoi specifici aspetti sensorialmente percepibili.
Si potrebbe definire questa parte della evoluzione dei sensi la fase analogica.
A seguire probabilmente si sono sviluppati vista ed udito, sensi molto evoluti e sofisticati che non hanno più bisogno del contatto fisico con la materia ma percepiscono le onde sonore ed elettromagnetiche dalla materia emesse o riflesse.
E questa fase si potrebbe definire la fase digitale della evoluzione e si potrebbe anche pensare che forse i due gruppi di sensi così diversi tra di loro possano essere gestiti da cervelli “diversi” della stessa testa.