Fin da piccole le bambine sono attratte dai piccoli gioielli e ne desiderano il possesso. Perfino quando le rispettive madri non hanno interesse per questo tipo di acquisti.
Istintivamente le bambine sentono il bisogno di possedere una collanina, un piccolo anello, degli orecchini.
Questo bisogno allo shopping dei piccoli gioielli (seppur di bigiotteria) ha radici profonde nell’inconscio.
Svela il bisogno della bambina di possedere nella propria coscienza il contenuto inconscio non ancora integrato che il piccolo bijoux nella realtà sensibile rappresenta.
Le collanine con la loro successione di piccoli anelli o di perline rappresentano la lunga sequenza di simboli che è necessario integrare (con il loro significato) nella coscienza.
Il fatto che circondino il collo va a rappresentare la totalità della conoscenza di sé.
Nei paesi arabi sono di moda anche le collane che circondano il ventre ed anche lì con lo stesso significato.
Gli anelli , i braccialetti e le collane da caviglia invece rappresentano la conoscenza di una parte di sé.
Discorso a parte occorre fare per gli orecchini.
Essi rappresentano le tante coppie di opposti, le sizigie (e prima tra tutte il principio maschile ed il principio femminile), che una dopo l’altra occorre integrare e superare per giungere alla coscienza ed alla conoscenza di sé.
Sulle coppie di opposti e sulla loro importanza per la coscienza e per la conoscenza di sé lungamente C. G. Jung ha scritto ed a quegli scritti perciò rimando.
Questo particolare bisogno di shopping delle bambine (ma in generale non solo di esse) pone una domanda difficile:
Agire nella realtà il bisogno inconscio aiuta o no il processo di crescita psichica ?.
E’ domanda difficilissima rispetto alla quale non è possibile una risposta univoca.
In quanto la risposta dipende dall’atteggiamento prevalente della coscienza rispetto ai contenuti dell’inconscio che l’oggetto reale del desiderio va a rappresentare nella realtà.
Se questo atteggiamento della coscienza è variamente ostile , ostile in vario grado e misura (dalla schermatura/blindatura al ferocemente ostile alla ostilità preconcetta e via via rimuovendo) il soddisfare nella realtà il bisogno inconscio che sollecita il possesso dell’oggetto rappresentativo è un agire che porta ad una gratificazione temporanea ma che è del tutto inutile rispetto al soddisfacimento nella realtà della coscienza del bisogno inconscio.
Se invece la coscienza è variamente orientata alla integrazione dei propri contenuti inconsci (dalla benevolenza assoluta ed incondizionata all’accettazione così così, dalla accettazione questo sì e questo no ecc.) l’agire cioè l’acquisto dell’oggetto desiderato può costituire in qualche caso un vero e proprio “ponte sincronico” che favorisce nella realtà della coscienza l’integrazione del contenuto inconscio che l’oggetto va a rappresentare nella realtà.
In questi (purtroppo rari) casi l’agire il bisogno inconscio e l’integrare il contenuto inconscio che l’oggetto rappresenta nella realtà sensibile viaggiano praticamente insieme : l’oggetto verso il suo possesso materiale ed il contenuto inconscio verso l’integrazione nella coscienza.