Nel 1722 J. S. Bach scrive il primo libro dell’opera musicale “Il clavicembalo ben temperato”. Scrive il secondo libro sullo stesso argomento nel 1744.
Si tratta di una raccolta musicale che esplora tutto le tonalità possibili esprimibili da quel particolare strumento musicale.
Oltre al clavicembalo si può “temperare” anche una matita.
E di qualcuno si suol dire che abbia un buon “temperamento”.
Temperare ha una sua radice linguistica nel tempo e gli orologi che lo misurano (vedi “Due antichi orologi”) spesso vengono usati inconsapevolmente come rappresentazione della coscienza.
Così come il tempo meteorologico che non soddisfa mai l’umano che spesso volge ad esso critiche che invece vorrebbe (ma non può e non sa) volgere alla sua stessa coscienza.
La quale a sua volta è in un continuo ticchettare nel suo perenne e talora sfiancante arrovellarsi sulle cose più strane e spesso inutili o sul continuo arrovellarsi su come trovare una soluzione adattativa possibile al disastro che in molto casi ha investito nell’infanzia quella coscienza.
Quando la coscienza è “ben temperata” vuol dire anche che , come una buona matita, può esprimere molto bene ed in modo completo i propri contenuti ed i contenuti del proprio inconscio.
In tutta la gamma possibile delle tonalità dell’espressione.
Proprio come esaustivamente ha cercato di fare J. S. Bach con il suo “Clavicembalo ben temperato”.