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Si ipotizza qui un modello psichico possibile.

Nel corso del  processo di crescita fisica, nel corso del quale il cucciolo è accudito ,difeso, protetto dai pericoli, ecc.,  il suo patrimonio istintuale (che verrà poi chiamato in psicoanalisi “inconscio”) destinato alla sopravvivenza è in uno stato di latenza.

Di esso non c’è al momento necessità di attivazione.

Il cucciolo impara della natura dell’ambiente nel quale dovrà vivere da adulto dai comportamenti dei genitori.

Diventato adulto l’ex cucciolo si ritrova a dover sopravvivere in un ambiente che forse non immaginava essere così tanto ostile (predatori in agguato, competizione nella ricerca del cibo e del partner , ecc.).

Il suo patrimonio istintuale destinato alla sopravvivenza diventa di colpo attivissimo e sospinge ogni volta nella  coscienza di sé i pattern comportamentali (in parte appresi dai genitori, in  parte innati*)  adeguati alle esigenze.

Nel caso dei cuccioli della specie umana accade lo stesso (con qualche grosso problema) .

Nel corso della infanzia e dell’adolescenza (ambiente protetto, cibo sicuro, ecc.) il patrimonio istintuale infantile è in uno stato di latenza (anche per il lungo periodo che il cervello richiede per il suo completo sviluppo).

All’inizio di questo periodo cominciano a fare capolino nella coscienza i o il primo germe di sviluppo psichico normale.

Incontra subito nell’ambito parentale un ambiente ostile che lo blocca.

Il patrimonio istintuale dapprima latente comincia allora a potenziarsi oltre ogni misura (L’ambiente è ostile e quindi è necessario potenziare, ai fini di sopravvivenza ,  quel patrimonio istintuale , il famoso  “inconscio”).

Questo patrimonio , pur confinato e represso,  inizia a fare il proprio mestiere: Indurre come può l’attivazione di pattern comportamentali atti alla sopravvivenza dell’individuo.

Sorge qui un problema enorme : La coscienza è schermata rispetto a quei “suggerimenti” e non è in condizione quindi di attivare alcun pattern ancorchè innato.

Quei “suggerimenti” però debbono comunque trovare in qualche modo espressione nella realtà sensibile affinchè la coscienza ne tenga conto.

Tali induzioni di comportamento, provocate dal patrimonio istintuale represso,  cominciano a produrre nell’individuo le manifestazioni RAPPRESENTATIVE possibili nella condizione data.

Esse azionano allora sintomi , patologie fisiche e mentali , idee e comportamenti devianti che RAPPRESENTANO i tanti significati (le tante informazioni) che i contenuti istintuali di quel patrimonio avrebbero dovuto segnalare alla coscienza per attivare i pattern comportamentali corrispondenti.

Cosa resa impossibile dalla schermatura dissociativa, e talora castrante, della coscienza stessa.

In questo modello l’inconscio vive in due stati di attivazione : Uno stato di latenza (l’età “felice” dell’infanzia e della adolescenza ) con un primo nucleo pressoché larvale di coscienza di sé   ed uno stato di sovraeccitazione a partire dall’istante in cui ai segnali istintuali viene impedito di attingere la coscienza .

Cominciano i sogni (i quali  rappresentano  simbolicamente i “messaggi” che l’inconscio tenta di inviare alla coscienza resa cieca e sorda da quell’ambito parentale ), cominciano a prodursi “comportamenti” ed “ideazioni” in senso lato  (i quali rappresentano  simbolicamente i “messaggi” che l’inconscio tenta di inviare alla coscienza resa cieca e sorda da quell’ambito parentale), cominciano a prodursi sintomi fisici e mentali e patologie di varia natura (i quali  rappresentano  simbolicamente i “messaggi” che l’inconscio tenta di inviare alla coscienza resa cieca e sorda da quell’ambito parentale ),

Ma cosa sia questo inconscio (ed  il suo rapporto con il patrimonio istintuale) dal punto di vita fisico o biochimico nessuno lo sa.

Però il fatto stesso che esso sia inconoscibile qualche ipotisi circa la sua natura fisica la suggerisce.

(*) Di significati innati nella coscienza ho scritto in altra parte . Occorrerebbe  riflettere sulla natura (diversità o similarietà) dei significati innati nella coscienza e dei pattern innati nella coscienza stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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