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Il principio edonistico tende a rendere massimo il risultato con il minimo dello sforzo.
Tanto per fare un esempio semplicissimo si guardino i motori di ricerca.
Un giorno uno vuole conoscere le malattie del cane digita sulla barra di ricerca “malattie del cane” e guarda i risultati.
Se dopo un mese vuole sapere qualcosa sulle malattie del gatto digita sulla barra “mal” e viene fuori sulla stessa barra “malattie del cane”.
Massimo risultato con il minimo sforzo, parrebbe .
Ed invece no dato che non è questo che si voleva .
Si cancella la barra e si ricomincia da capo cioè massimo sforzo per il minimo risultato.
Quando il principio edonistico fallisce il suo benemerito scopo inverte la sua funzione e diventa un ostacolo.
Il principio edonistico parrebbe essere il motorino pulsionale che alimenta le coazioni a ripetere.
Se uno vive una certa esperienza (non importa se piacevole, dolorosa o disastrosa) la coscienza tenta di sospingere coattivamente l’individuo a ripetere quella stessa esperienza .
Applica il principio: massimo risultato con il minimo sforzo.
Il principio edonistico è anche alla base dei processi emulativi.
Il principio edonistico è anche il motore che azionando le coazioni a ripetere rende croniche le dipendenze (siano esse da gioco, da alcool, da droghe, ecc.).
Il contrasto a questo motorino pulsionale e alle coazioni che esso attiva dovrebbe essere azione dell’ego.
Se però l’ego, com’è frequente negli individui dissociati, è debole o destrutturato la pulsione edonistica e le coazioni che essa attiva hanno facile gioco.
Questo meccanismo di base asseconda la deriva entropica della vita dell’individuo dissociato il che spiega come mai la specie umana tende costantemente verso le patologie di qualsiasi genere il che tra l’altro è in accordo con il principio di autodistruzione che è insito nel complesso di castrazione.
La massima di Oscar Wilde secondo cui “l’unico modo per resistere alle tentazioni è cedervi” la dice lunga circa l’atteggiamento della coscienza rispetto a quel principio.