29/4/10
Il rito come effetto necessitato della coazione a ripetere.
Partiamo da un comportamento animale.
Una gattina anziana è da qualche tempo tormentata da una fame continua. Anche dopo avere mangiato continua ad essere inquieta cercando altro cibo.
Quale sia la causa, (stress, noia, ecc.) poco importa ora.
Si è però osservato che nell’arco del tardo pomeriggio la cosa si sviluppa così:
Viene data una piccola quantità di cibo alle 18 e poi una piccola quantità alle 20 ed infine una piccola quantità alle ore 21.
Dopo di che la gatta va a dormire tranquilla per tutta la notte.
Non è di nessuna importanza quanto cibo si pone nella ciotola ma è di estrema importanza che il “rito” dell’alimentarla si ripeta sempre per tre volte nella scansione temporale suddetta.
Anche se la quantità di cibo posta nella vaschetta è assolutamente irrisoria la sequenza comportamentale di risposta è sempre la stessa.
Pare di capire che il fornire cibo alla gatta non serva tanto a soddisfare una pulsione di fame ma a soddisfare bensì una pulsione psicologica che spinge ad alimentarsi.
Per cui la sola “rappresentazione del nutrirla” è sufficiente dipersè a soddisfare quella pulsione coattiva.
In questo caso non il cibo ma la “gestualità del padrone a fornire cibo” sembra il rito adatto a soddisfare la pulsione coattiva.
Pare evidente perciò che i riti (qualsiasi rito, e qui passiamo al comportamento umano) esistano al solo scopo di dare una risposta soddisfattiva ad un bisogno coattivo inconscio dell’umano.
In altri termini il bisogno coatto spinge nel tempo l’umano a creare riti (cioè rappresentazioni scenografiche) in grado di soddisfare quel bisogno.
Soddisfa perciò il bisogno di tipo coattivo non la cosa in sé (il cibo nel caso del gatto) ma bensì una qualche sua rappresentazione simbolica (per esempio la gestualità del nutrire).
Il bisogno coatto, cha ha le sue radici nell’inconscio, ha bisogno perciò per essere soddisfatto da una rappresentazione simbolica il cui SIGNIFICATO vada a soddisfare nell’inconscio quel bisogno.
A livello di coscienza è ben chiaro, ben si capisce, che tutta la gestualità del nutrire NON è nutrimento.
Ma a livello inconscio invece il SENSO di quel comportamento riesce a soddisfare (e ad acquietare) il bisogno inconscio.
E a quanto pare ciò funziona sia a livello animale che a livello umano.
Il che significa che il linguaggio simbolico non è un linguaggio sono umano ma bensì anche un linguaggio che attinge ed è compreso anche a livello di inconscio animale.