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A fianco del monumentale ingresso del Palazzo delle Poste Centrali di Palermo c’è una enorme statua di un possente uomo che porta sulle spalle un piccolissimo bambino.
E’ la statua di San Cristoforo che era, credo, il santo protettore dei postetelegrafonici.
Dice il suo mito o leggenda che fosse, che Cristoforo si apprestava ad attraversare un grande fiume .
E mentre stava per scendere in acqua un piccolo bambino si fece vivo implorandolo di aiutare anche lui ad attraversare il fiume.
Cristoforo, uomo buono e generoso, caricò il piccolo essere, un ben lieve fardello, sulle sue spalle ed iniziò la traversata.
Ma ad ogni passo gli sembrava che il peso del piccolo innocente crescesse vieppiù.
Finchè giunto in mezzo al fiume, nel forte della corrente, gli parve, tanto era il peso, di non riuscire a farcela.
Si fece grande forza, chiedendo l’aiuto di Dio, non per sé ma per il piccoletto che portava sulle spalle, ed avanzando con grande fatica giunse all’altra riva del fiume.
Piombò a terra stremato mentre il bambino dormiva quieto accanto a lui.
Il mito o leggenda che fosse narra a suo modo del lungo processo di crescita psichica, grazie al quale il Sé aiuta il “bambino divino” (secondo l’interpretazione di Jung) a sviluppare quel processo al fine di portare il Sé o meglio la sua immagine (il bambino divino appunto), nella coscienza (l’altra riva del fiume).
E dice anche che quella traversata, quel processo non è mai stata, non era e non è una passeggiata.
(scritto il 19/3/23)