.
Antonio Vivaldi ha scritto questo oratorio rappresentando il mito di Giuditta ed Oloferne.
La storia è nota.
Il generale Oloferne assedia la città per esigere i tributi non versati da essa.
Gli assediati mandano la giovane e belloccia vedova Giuditta dal generale il quale (si presume grazie alle sapienti arti seduttive della vedova) se ne innamora.
Giuditta fa finta di essere innamorata anche lei e dopo aver mangiato , mangiato e ben bevuto ella , si presume, gli fa vedere il buco .. il buco del camin.
Oloferne si addormenta beato e Giuditta gli taglia la testa .
Missione compiuta!.
Questo antico mito ci dice che l’amore fa cadere ogni difesa e rende possibile alla “castratrice” Giuditta di “castrare” la vita e la testa del potente generale.
Fuor di metafora il mito ci dice che è proprio l’amore, l’amore filiale nel nostro caso, ed il suo abbandonarsi ad esso da parte della inconsapevole coscienza del bambino/a * a rendere possibile alla inconsapevolmente deviata coscienza materna o paterna di operare la castrazione del Sé e dei contenuti dell’inconscio infantile rispetto a quella piccola coscienza.
“Tagliando” metaforicamente la testa (la capacità e la possibilità di individuazione) al bambino/a.
“Tagliandogli” e togliendogli anche la possibilità di vivere la vita alla quale sarebbe geneticamente destinato/a.
Costringendolo , a sua insaputa ed a insaputa dell’adulto/a poi, a vivere una vita altra , una vita ALTRA DA SE’.
(*) Lo so bene. La psiche umana al di fuori del controllo della consapevolezza fa cose orribili e terribili. Di questo siamo fatti e non di altro.
Ma comprendere quegli orrori e di quegli orrori è salutare e terapeutico.
Il non capire e , peggio, il non voler capire è , questo sì, orribile ed autolesionista.
Gli struzzi mettono la testa sotto la sabbia per non vedere il pericolo.
I porcospini appoggiano la faccia contro il muro per lo stesso motivo.
L'essere umano nasconde invece la sua testa (e la sua capacita di capire) sotto la confortante ed illusionistica copertina dei miti e delle credenze.
E sotto quella copertina i coltelli acuminati della castrazione psichica incidono ed amputano indisturbati.