Il dolore è la “frusta” con la quale si costringe la coscienza a mutare.

Nella direzione voluta dall’addestratore.

A questo serve la frusta contro gli animali, il bastone elettrico nell’ano nei cavalli, il pungolo degli elefanti ,ecc..

A questo servono le botte dei genitori ai figli.

A costringere , a forzare  la coscienza a mutare in una certa direzione: Contro la natura dell’individuo.

Sia esso una tigre, un elefante , un cavallo , un cane , un bambino o una bambina.

Quando la coscienza si è consolidata in una qualche configurazione la psicoanalisi è invece lo strumento,  non violento, per mutarla.

Per raddrizzarla ed indicarle la direzione giusta:Il suo inconscio , il Sé dell’individuo.

Un processo di crescita in consapevolezza è talora comunque una strada lastricata di dolore.

Che sia l’affioramento della sofferenza infantile mai percepita dovuta alla antica castrazione di sé , che sia il tormento delle resistenze della coscienza al mutamento sta di fatto  che , c’è poco da illudersi , mutare una  coscienza adulta e consolidata è talora fonte di tormento.

E poco importa che il mutamento sia indirizzato verso la giusta direzione.

Il dolore sempre dolore è.

Del resto la grande rappresentazione mitologica della via crucis e della crocifissione del Cristo ci dicono di un  lungo percorso , tormentoso e di sofferenza, verso la presa di coscienza di sé.

 

 

 

 

-

 

Torna alla home pageTorna alla pagina indici Giugno 2020