Il dolore è la “frusta” con la
quale si costringe la coscienza a mutare.
Nella direzione voluta dall’addestratore.
A questo serve la frusta contro gli
animali, il bastone elettrico nell’ano nei cavalli, il pungolo degli
elefanti ,ecc..
A questo servono le botte dei genitori ai
figli.
A costringere , a forzare
la coscienza a mutare in una certa direzione: Contro la natura
dell’individuo.
Sia esso una tigre, un elefante , un
cavallo , un cane , un bambino o una bambina.
Quando la coscienza si è consolidata in
una qualche configurazione la psicoanalisi è invece lo strumento,
non violento, per mutarla.
Per raddrizzarla ed indicarle la
direzione giusta:Il suo inconscio , il Sé dell’individuo.
Un processo di crescita in consapevolezza
è talora comunque una strada lastricata di dolore.
Che sia l’affioramento della sofferenza
infantile mai percepita dovuta alla antica castrazione di sé , che sia
il tormento delle resistenze della coscienza al mutamento sta di fatto
che , c’è poco da illudersi ,
mutare una coscienza adulta e
consolidata è talora fonte di tormento.
E poco importa che il mutamento sia
indirizzato verso la giusta direzione.
Il dolore sempre dolore è.
Del resto la grande rappresentazione
mitologica della via crucis e della crocifissione del Cristo ci dicono
di un lungo percorso , tormentoso
e di sofferenza, verso la presa di coscienza di sé.
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