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Qualche giorno fa scrivendo del rapporto tra al funzione egotica  e la coscienza del Sé è venuto spontaneo , per descrivere quel rapporto, di usare , relativamente all'ego, la parola “esorbitante”.

Successivamente , come succede spesso, mi sono reso conto che le cose più difficili da capire sono proprio quelle che con più evidenza balzano agli occhi.

Ed è venuto subito  in mente un racconto poliziesco di E. A. Poe “La Lettera Rubata”.

Inutile dire che questo  racconto ha suscitato un certo interesse nel mondo della psicoanalisi proprio per il fatto che sottolineava l’evidenza  proprio di ciò che è più difficile capire.

Ma torniamo a noi.

La funzione egotica è “es-o-orbitante” rispetto alla coscienza del Sé in quanto l’ego ORBITA all’ESTERNO (eso) rispetto alla coscienza stessa.

Nel senso che la coscienza è ora diventata un attrezzo , uno strumento indispensabile dell’ego ribaltando la condizione psichica  iniziale nella quale l’ego era assoggettato , direi schiavizzato, rispetto ad ogni coazione a ripetere della coscienza dissociata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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