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Il gattone ronfa placido sul divano .
Emette strani versi, talora sembrano gioiosi, altre volte sembrano lamenti o chissà che.
Sicuramente il bestione sta sognando , forse una caccia felice o forse una preda sfuggita.
Accarezzandogli il capoccione mi chiedo se il gatto pensi.
La coscienza, ogni coscienza/cervello, a qualunque specie appartenga , sicuramente elabora le informazioni che riceve dall’ambiente reale e dal suo ambiente interiore.
Quella coscienza elabora anche le intuizioni necessarie per portare volta a volta alla coscienza contenuti istintuali dell’inconscio e creare link tra la coscienza e gli istinti.
Ma la coscienza del gatto pensa ?.
Per percepire il risultato della elaborazione inconscia della coscienza operata dalla funzione intuizione (gli insight) è necessario un soggetto psichico esterno alla coscienza stessa cioè l’ego, la funzione egotica.
L’ego percepisce l’insight quando affiora alla coscienza e ne percepisce tutti gli effetti emozionali, talora stupefacenti.
L’ego ,in quanto soggetto esterno alla coscienza, è in grado di capire (grazie ai sogni ed alla funzione intuizione, che pur è funzione della coscienza) i contenuti della coscienza mentre la coscienza, a quanto pare, non riesce a comprendere l’ego , pur essendo la funzione egotica un portato della coscienza e della sua configurazione complessiva.
Poi c’è l’attività volontaria della funzione pensiero (qui spesso chiamata un po’ impropriamente funzione razionale) attivata dalla volontà dell’ego.
L’ego decide di calcolare la tabellina pitagorica e comincia: due per due quattro, due per tre cinque, pardon, sei e così via.
La coscienza deviata può formulare pensieri anche autonomamente , aldilà e contro la volontà dell’ego, e può essere una cosa molto disturbante.
Può formulare , sotto la spinta delle proprie devianze patologiche, idee deliranti che talora l’ego crede essere il prodotto della propria intelligenza e non capisce che sono invece il prodotto della propria patologia mentale.
Qualche sospetto gli insorge quando quelle idee deliranti non condivide ed allora ne capisce la devianza.
In taluni casi invece l’individuo, a causa di quelle idee deliranti , pensa di avere scoperto una qualche verità rivelata e si monta la testa .
Come ogni cosa che sia prodotto della psiche umana anche le idee deliranti o i pensieri disturbanti veicolano significato e la loro interpretazione da parte dell’analista è attività terapeutica per il soggetto.
Le idee deliranti possono diventare infettive.
In presenza di altri individui con coscienze affetta da patologie mentali simili , le idee deliranti di uno , se propalate, possono essere inconsapevolmente condivise per molte di quelle coscienze.
Ciascun individuo accetterà quelle idee , le farà proprie ed in molto casi crederà esse siano un prodotto della propria mente.
E’ successo con i nazismi , con i fascismi , con le tante forme di razzismo e con altre ideologie di massa di analoga distruttività.
La presa che quelle idee deliranti hanno avuto su masse enormi di individui dovrebbe far capire (ma sta cosa è difficile da far accettare) quanto diffuse siano le patologie mentali di tipo dissociativo , seppur compensate da adattamenti ben riusciti ma non sufficienti a difendere l’individuo dalle infezioni psichiche e dai vari sintomi mentali e psicosomatici.