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Per ovvia associazione di idee cerchiamo ora di capire qual’è la simbologia laica del Presepe.

Per Natale, in molte case, in molte famiglie cristiane , si appronta il Presepe.

Di solito prima si predispone la povera capanna della Natività, la coscienza.

Non la coscienza dello scienziato quindi né quella del grande primario. Nè quella del milionario.

Ma una coscienza che più umile  e povera non si può.

La coscienza, quella che è tra le più povere di sé.

In essa si pone al centro “il bambino divino”, l’immagine del Sé che ha avuto finalmente accesso alla coscienza.

Assistito dall’asinello e dal bue, dalle due funzioni superiori, la funzione razionale, l’asinello, e la funzione percezione, il mite bue.

Amorevolmente assistito dalla coscienza del Sé (la Madonna) e da San Giuseppe (il simbolo della immagine del Sé adulto).

I tre sono stati guidati fino alla povera capanna dalla cometa (la funzione intuizione) che ha loro indicato la strada per raggiungerla.

In lontananza già si intravedono i tre Re con i loro cammelli, i Re magi, i quali portano doni.

Portano beni preziosi, allora come oggi: L’oro (l’energia psichica, la libido) per arricchire la coscienza, l’incenso (lo spirito, l’elan vital) e la mirra (il balsamo della mecca, un antico benefico farmaco naturale).

Assistono, di fronte alla capanna,  al miracoloso evento che ivi si compie,  un pastore con le sue pecorelle (saranno state sei?) cioè il Sé profondo dell’individuo ed i suoi contenuti istintuali.

E’ là davanti, esprimendo grande meraviglia per l’evento, una figura che nella iconografia popolare viene denominato “lo spaventato del Presepe”.

In pratica le resistenze al mutamento da ogni mutamento terrorizzate.

 (scritto il 27/3/23)

 

 

 

 

 

 


 

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