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Artur C. Clarke , tra le altre cose , ha scritto un bel racconto breve intitolato “I nove miliardi di nomi di Dio”.
Come al solito ogni frutto della creatività (come qualsiasi altra cosa) è rappresentazione che simbolicamente metadice di un qualche aspetto della psiche umana, del suo Sé, del suo inconscio , ecc. ,ecc.
La trama del racconto in breve:
“Una società di computer fornisce ad un monastero tibetano un potente computer programmato per elencare tutti i possibili nomi di Dio .
Invia anche un paio di tecnici per gestirlo.
Secondo i monaci di questo monastero i nomi di Dio sono composti da non più di nove lettere e da tutte le permutazioni possibili di esse e quando essi saranno stati tutti trovati il mondo finirà.
Da decenni essi stanno trascrivendo a mano quella immensa lista di nomi ma ora decidono di sfruttare la tecnologia.
Il computer per giorni e giorni sforna la lunghissima serie di permutazioni possibili di 9 (nove miliardi secondo Clarke *) e , conclusa la lunghissima lista, alla fine i tecnici inviati dalla società di computer per fare quel lavoro vanno via .
Scendendo giù dal monastero si accorgono allora che le stelle una ad una silenziosamente si sanno spegnendo.”
Il racconto come premesso rappresenta qualcosa .Ma cosa ?.
L’integrazione progressiva dei significati prodotti dall’inconscio per costruire nella coscienza l’immagine del proprio Sé produce un progressivo decadimento energetico della simbologia inconscia che quel Sé rappresenta.
E quanto tutti i significati del Sé (“tutti i nomi di Dio”) saranno stati integrati nella coscienza quel simbolo, all’inizio tanto energizzato, lentamente si spegnerà.
Ricordate i pezzi relativi alla “morte dell’eroe ?”.
C’è bisogno di spiegare oltre ?.
(*Peraltro , se non calcolo male, la somma del fattoriale di nove e dei suoi minori , tutte le permutazioni possibili dei gruppi di nove lettere ecc. , non dà nove miliardi ma 400mila e rotti.)