2/7/09

Ancora sulla coscienza del percepito.

Della coscienza del percepito (e quindi del suo vissuto, della sua esperienza , della sua storia familiare) l’uomo ha memoria, ha contezza (talora lucida ed intensa contezza) ma non ne conosce il senso.

Di tutto ciò che i suoi sensi hanno percepito nel corso della sua vita egli non capisce il senso.

Tutto ciò che gli viene e gli è venuto attraverso i suoi sensi per lui è senza senso.

Questa mancanza del senso, questa incapacità di comprenderlo è la conseguenza dell’azzeramento della sua capacità di capire, azzeramento operato dalle sue resistenze.

Quale che sia il suo livello di intelligenza e di cultura.

E’ questa cecità, questa incapacità disperata e disperante a rendere l’uomo inconscio di sé, a renderlo un individuo dissociato, a renderlo alieno a sé stesso.

E questa incapacità a cogliere il senso, l’infinità quantità di senso, della sua vita a renderlo disperato.

E talora questa disperazione si trasforma in violenza, in crudeltà.

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