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Trascrivo alcuni passi del libro di Carlo Rovelli ,“Helgoland”:
“Lo spirito «antimetafisico» che Mach ha promosso è un atteggiamento di apertura: non cerchiamo di insegnare al mondo come debba essere. Stiamo piuttosto ad ascoltare il mondo, per farci insegnare da lui come meglio pensarlo. Quando Einstein obietta alla meccanica quantistica che «Dio non gioca a dadi», Bohr gli risponde: «Smettila di dire a Dio cosa deve fare». Fuori di metafora: la Natura è più ricca dei nostri pregiudizi metafisici*. Ha più fantasia di noi.”
“Prendiamo sul serio le novità che impariamo sul mondo, anche se cozzano contro i nostri pregiudizi, su come sia fatta la realtà. Questo mi sembra un atteggiamento di rinuncia all’arroganza del sapere, e insieme di fiducia nella ragione e nella sua capacità di imparare. La scienza non è Depositaria della Verità, ma si appoggia sulla consapevolezza che non ci sono Depositari della Verità. Il percorso migliore per imparare è interagire con il mondo cercando di comprenderlo, riadattando i nostri schemi mentali a quanto troviamo. Questo rispetto per la scienza come sorgente del nostro sapere sul mondo è cresciuto fino al radicale naturalismo di filosofi come Willard Quine, per il quale la nostra stessa conoscenza è uno dei tanti processi naturali e come tale va studiata. Molte «interpretazioni» della meccanica quantistica come quelle elencate nel capitolo II mi sembrano sforzi per comprimere le scoperte della fisica fondamentale dentro i canoni di pregiudizi metafisici. Siamo convinti che il mondo sia deterministico, il futuro e il passato siano univocamente determinati dallo stato presente del mondo? Allora aggiungiamo quantità che determinino il passato e il futuro, anche se sono inosservabili. Ci disturba vedere sparire una componente di una sovrapposizione quantistica? Allora aggiungiamo un universo parallelo inosservabile, dove questa componente vada a nascondersi. E così via.”
“Mentre nell’ambito della fisica classica le interazioni fra un oggetto e l’apparato di misura possono essere trascurate – o se necessario possiamo tenerne conto e compensarle –, nella fisica quantistica questa interazione è una parte inseparabile dal fenomeno. Per questo la descrizione non ambigua di un fenomeno quantistico richiede in linea di principio di includere la descrizione di tutti gli aspetti rilevanti dell’arrangiamento sperimentale”.
La razionalità ed i filosofi solo razionali cercano di capire razionalmente un mondo che la razionalità ,da sola, non può comprendere.
E girano in tondo disperatamente esattamente come fa la mosca intrappolata nella bottiglia.
Ed è inutile chiedere alla mosca dove sia imprigionata dato che essa non sa nemmeno di essere imprigionata nella bottiglia.
All’individuo dissociato da sé è negata ogni consapevolezza del suo stato, del fatto che la razionalità (ma in realtà la condizione dissociativa della propria coscienza) lo tiene prigioniero, del fatto di non rendersi conto di essere imprigionato da essa.
Perché tanta inconsapevole protervia?.
Il potere delle resistenze psichiche al mutamento della propria coscienza è inizialmente enorme ed assoluto.
Il mutamento di essa nella direzione della integrità dell’essere, nella direzione del superamento del proprio dimezzamento psichico è una lotta per la vita e la lotta per la vita stessa.
Ed il processo di crescita psichica verso quel mutamento è esso stesso parte inestricabile della vita.
Lo lo scienziato, chiunque esso sia, che amasse la scienza e la conoscenza ed amasse soprattutto sé stesso, dovrebbe cercare di vincere quelle resistenze ed imparare a conoscere sé stesso.
Una delle prospettive di tutto ciò (apparentemente importantissima ma in realtà solo marginale e collaterale) è la possibilità di acquisire , grazie allo sviluppo della funzione intuizione, conoscenze inaspettate in campi cui la razionalità interdice l’accesso.
(*) E di ciò che può capire la sola razionalità (nota mia).
(scritto il 23/3/23)
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