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Una acuta psicoanalista di orientamento junghiano analizzando i tratti caratteriali infantili di importanti e potenti personaggi pubblici richiama per significarli un fantomatico “archetipo di Peter Pan”.

Richiamandolo per dire di adulti che imprigionano in sé coscienze rimaste infantili ed i cui blocchi e resistenze impediscono di svilupparsi verso l’età psichica adulta.

Riferendosi con ciò ad adulti psichicamente infantili che non “vogliono” crescere.

Sarebbe stato meglio dire che non “possono” (a causa di quei blocchi e di quelle resistenze) crescere .

Almeno non da soli e non spontaneamente.

Il severo problema psichico di costoro, che riguarderebbe tecnicamente solo loro, va ad investire un ambito ben più grande in quanto rivestendo costoro grandi posizioni di potere essi compiono scelte politiche e di governo indotte dal quel loro infantilismo psichico , scelte che coinvolgono e danneggiano (potenzialmente in modo catastrofico) sia  le loro società sia i cittadini che di quelle società fanno parte.

Ma torniamo a Peter Pan.

Il mito letterario di Peter Pan, il bambino che non “vuole” crescere , è dovuto alla fantasia di James M. Barrie.

Esso metadice simbolicamente della patologia mentale di cui sopra , l’infantilismo.

Il corpo mitologico si completa successivamente nel tempo  con dei film (per esempio Capitan Uncino di S. Spielberg ) che invece completano quella prima parte di mitologia raccontando simbolicamente del processo di guarigione e di crescita di Peter Pan.

Il conflitto con Capitan Uncino (il complesso di castrazione che blocca la crescita psichica) ed il definitivo superamento di tale complesso completa la sequenza mitologica iniziata dalla citata opera letteraria.

 

 

 

 

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