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La rimozione del ricordo della esperienza vissuta (e del suo significato) induce automaticamente la coscienza   a creare  una qualche credenza delirante “sostitutiva” (e dipende da ciò la spontanea strutturazione delle protesi del falso sé).

E’ come se la rimozione della esperienza vissuta (rimossa a causa del dolore da questa esperienza provocata) lasciasse nella coscienza un vuoto, un buco, uno spazio che la coscienza DEVE, assolutamente DEVE, poter riempire in qualche modo.

Da qui la spontanea azione coatta della coscienza stessa verso la creazione di credenze più o meno deliranti che riempiano quel vuoto.

Parrebbe che la coscienza possa vedersi come un insieme di piccoli pezzi di un puzzle nel quale ogni pezzo è costituito da una esperienza vissuta.

La rimozione (e ciò è tipico e comune nella infanzia, e non solo,  relativamente alle esperienze castranti dolorose) di un “pezzo di quel puzzle”  viene compensato con un “pezzo” artificialmente costruito.

Un caso eclatante di orror vacui.

 

 

 

 

 

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