.
La funzione onirica veicola alla coscienza i significati dei contenuti istintuali dell’inconscio e del Sé attraverso rappresentazioni simboliche.
Lo psicoanalista tenta di fare la stessa cosa con la coscienza del suo paziente propinandogli metafore.
La nonnina la sera , quando la sua nipotina è semiaddormentata (*) , le racconta una fiaba e , senza saperlo, cerca di propinare alla piccola coscienza il significato da quella fiaba veicolato.
Lo scrittore scrive un racconto il quale veicola un significato sperando, senza saperlo, che quel significato, dal suo stesso racconto veicolato, attinga la sua coscienza mutandola.
Egli spera nella pubblicazione di quel racconto e non sa che quest'ultimo bisogno di quell’altro bisogno è rappresentazione simbolica.
I popoli si raccontano e si tramandano le loro mitologie (e le loro religioni) nella speranza , pressochè vana fin quì a quanto pare , che i significati veicolati da quei miti e da quelle religioni raggiungano la coscienza delle persone mutandole.
(*) La coscienza semiaddormentata è tale in quanto, tra l’altro, la sua funzione pensiero ha rallentato il suo vorticoso andare lasciando alla funzione intuizione l’opportunità di operare nella coscienza stessa facendole integrare i significati da quella fiaba veicolati.
Non è un caso ovviamente che i sogni si manifestino quando la coscienza dorme.
Richiamo qui ciò che ho scritto a proposito della meditazione zen.
Pagherei una cifra (nell’ambito delle mie modeste risorse economiche) per conoscere qualche sogno di un qualche monaco tibetano che abbia esercitato da mesi e da anni la meditazione zen.
Sono sicuro che da quei sogni verrebbe fuori che costoro, senza saperlo e senza volerlo, hanno integrato spontaneamente nella loro coscienza la coscienza e l’immagine del loro Sé grazie al fatto che rallentando la vorticosa agitazione della funzione pensiero e del loro cervello hanno consentito alla funzione intuizione (ed ai sogni) di fare tranquillamente il loro lavoro in quella coscienza.
Una funzione, molto vagamente simile a quella della meditazione, assolve la preghiera che con i suoi mantra ripetitivi tenta di svolgere la stessa funzione assopente nei confronti della funzione pensiero e della agitazione vorticosa che essa genera nella coscienza.