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La storia mi è stata raccontata molto anni fa ma fin d’allora avevo capito che si trattava di una narrazione delirante, seppur intensamente significativa.

Si raccontava che una famigliola, residente in un maso chiuso in Alto Adige, aveva avuto un lutto recente.

Era morto il figlioletto più grande.

 Dopo alcuni mesi da quella morte anche il bambino più piccolo deperiva visibilmente.

Un giorno il padre, un boscaiolo, rientrando prima dal lavoro sente il bambino implorare la madre: Solo una stamattina per favore, solo una.

Entra in stanza e scopre con orrore che la madre sta infilando nelle narici del bambino una scolopendra, un insetto che volgarmente viene chiamato “forbice”.

L’uomo, inorridito, colpisce la donna con una sedia e la uccide.

E porta il bambino in ospedale,

Esumata la salma dell’altro bambino l’autopsia scopre nel cervello del piccolo delle tracce di diverse scolopendre.

Questa narrazione orrorifica, ritengo delirante, è però una rappresentazione intensamente simbolica del complesso di castrazione di tipo materno inflitto alla psiche dei figli maschi.

Sicuramente da qualche parte esisteranno analoghe narrazioni deliranti che rappresentano il complesso di castrazione di tipo paterno, complesso inflitto alla psiche delle figlie femmine.

 (scritto il 13/4/23)

 

 

 

 

 

 


 

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