.               .

La vittima ha una configurazione psichica speculare  ed opposta rispetto  a quella del carnefice che la perseguita.

Opposta ma identica.

Il rispettivo complesso di castrazione ha “ucciso” il loro Sé ed entrambi sono psichicamente “morti”.

Il carnefice si identifica con il complesso di castrazione e  la vittima con il suo Sé morto.

Il “morto” psichico che ricerca il suo simile femminile per tragicamente congiungere due opposizioni sostanzialmente psichicamente uguali.

Per fare insieme sistema nella tragedia:Un sistema morto di morti.

In determinate occasioni le parti si possono però invertire essendo le rispettive configurazioni psichiche  sostanzialmente identiche e quindi esattamente fungibili.

Il queste configurazioni psichiche, reciprocamente e pericolosamente attrattive, il carnefice ricerca ed inconsapevolmente trova la sua vittima così come la vittima ricerca ed inconsapevolmente trova il suo carnefice.

Ogni volta che il carnefice incontra la sua vittima essa contribuisce in qualche modo ad  inverare il suo progetto criminale.

Essa gli va incontro affinchè la pulsione autodistruttiva del proprio complesso di castrazione trovi la sua realizzazione nella pulsione distruttiva del complesso di castrazione dell’altro.

Ed è evidente che per salvare la vittima dal suo carnefice ed il carnefice da sé stesso la terapia analitica deve riguardare  entrambi, dopo aver messo in sicurezza la vittima.

In sicurezza anche da sé stessa.

     .                                              (scritto il 24/2/24)

 

 

 

 

 

 


 

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