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Chiunque attivi in sé , in consapevolezza, un processo di crescita psichica prima o dopo comincerà a rendersi conto che le cose della sua vita non gli succedono a caso.
In un momento successivo comincerà a rendersi conto che quegli eventi, quelle occasioni, quegli incontri (alcuni felici, altri piacevoli, altri ancora dolorosi) sono utili al procedere di quel suo lavoro di ricerca su sé stesso.
Per un qualche motivo , all’inizio oscuro, parrebbe che quel processo metta in moto nella realtà sensibile apparentemente in modo inspiegabile cose, eventi, ecc. che nulla parrebbero a che fare con quel lavoro.
Un po’ alla volta si capisce che quelle cose che accadono intorno a lui, e che lui nota, hanno invece un nome e si chiamano fenomeni di sincronicità.
Li ha scoperti C. G. Jung e non deve essere stato facile per lui accettarli senza pensare di stare allucinando o di stare delirando.
Quando si capisce che i fenomeni di sincronicità sono portatori di significato e hanno lo stesso significato di un qualche evento psichico che nello stesso periodo è in atto ed è in corso nella propria psiche si comincia non solo ad accettarli ma ci si rende conto della loro utilità in relazione a quel processo esattamente come utili ed indispensabili lo sono i sogni.
Dopo ci si renderà anche conto che i fenomeni di sincronicità non sono un lusus naturae ma hanno per la coscienza percettiva la stessa funzione mutagena che i sogni ed i loro significati hanno per la coscienza cognitiva.
Ma per arrivare a prendere coscienza di ciò ci vuole molto lavoro e molto molto tempo.
Resta aperta la riflessione circa il rapporto tra l’inconscio individuale e gli oggetti reali della realtà sensibile, tra l’inconscio individuale e la psiche degli altri individui e degli altri animali con i quali si ha rapporto di frequentazione nonché circa le cause (che attengono alla fisica e non certo nè al paranormale né al mistico) di queste interazioni.