Fino alla caduta del muro di Berlino il manicheismo aveva coltivato con grande dispendio di mezzi la sua frontiera ultima : Tutto il bene era di qua e tutto il male era di là.
Qualcuno aveva perfino trovato una rappresentazione mitologica per definire quel “male”: L’impero del male.
Il manicheismo , il dividere tutto in bene o in male, in bianco o in nero e non essere perciò in grado di riconoscere tutta l’infinita scala dei grigi , parrebbe essere l’idea di riferimento principe della dissociazione da sé.
Alla caduta del muro di Berlino e con la fine della guerra fredda (finalmente !) il manicheismo ha sentito traballare il terreno sotto i piedi in quanto non esisteva più una visione del mondo che lo sostenesse sul terreno.
Ed allora la dissociazione da sé ha cercato nuovi nemici.
In molti paese questi nemici sono stati individuati nelle minoranze etniche o religiose o ideologiche o sessuali. (O in genere nella diversità)
Ancora una volta : il bene sta tutto di qua ed il male è tutto di là.
Questa rappresentazione manichea del mondo è in realtà una rappresentazione fedele della condizione psichica di coloro che la sostengono.
E’ cioè una proiezione inconscia di quella condizione psichica.
In questi individui la separazione tra coscienza e contenuti dell’inconscio è a livello di “guerra fredda” :Tutto il bene sta dalla parte di ciò che è contenuto nella coscienza e tutto il male sta ovviamente di là, nei contenuti dell’inconscio.
La mancanza di comunicazione tra i contenuti dell’inconscio e la coscienza, nella assoluta inconsapevolezza dell’ego, si proietta sul mondo ed gli “odiati” contenuti dell’inconscio vengono proiettati sulle minoranze.
E quindi “a morte gli ebrei”, “a morte i palestinesi” , “via i rom”, “abbasso il sud”, “abbasso il nord”, “a morte i negri” e via orripilando.
L’individuo dissociato è costretto dalla propria condizione psichica a trovare e riconoscere sul terreno un (presunto) nemico sul quale proiettare i propri contenuti inconsci.
Egli non sa e non può sapere che quei contenuti sono vitali per la sua esistenza e per la sua vita psichica .
La sua coscienza è stata addestrata, inconsapevolmente per gli stessi genitori, dalla condizione psichica del suo ambiente parentale infantile ad odiare quei contenuti ed a considerarli i mortali nemici dello status quo della coscienza.
E perciò egli continua ad agire nella realtà, nella ideazione e nei comportamenti secondo questa logica (?) patologica che egli considera l’unico modo possibile di essere al mondo.
Egli non sa che l’odio che egli manifesta verso le minoranze è un sintomo del corrispondente odio inconscio che una parte della sua psiche coltiva ferocemente ed irresponsabilmente verso un’altra parte vitale di quella psiche .
Sarebbe come se il suo braccio destro “odiasse” e tormentasse il suo braccio sinistro fino a distruggerlo.
Senza che l’individuo si renda conto del terribile conflitto che lo sta distruggendo.