.
- Nella condizione del dormiente la coscienza è spenta. Ciò consente all’inconscio ed alla funzione onirica di “illuminare” un certo numero di oggetti mnestici della coscienza costruendo un insieme di simboli cioè un sogno (*).
- Il monaco zen , avendo distinto il proprio ego dalla sua coscienza, dopo una lunga pratica di meditazione riesce a fermare il lavorio spontaneo della coscienza conquistando una stato di coscienza nel quale quel lavorio è latente. Uno stato che implica una condizione di generale rilassamento fisico ed emotivo.
- Il terzo stato di coscienza in osservazione è quello degli individui che hanno completato o portato molto avanti un loro processo di crescita psichica fino ad integrare nella loro coscienza l’immagine del lo Sé. Anche questo stato di coscienza implica una condizione di acquietamento della coscienza.
Le caratteristiche dello stato di coscienza del dormiente, del monaco zen e dell’individuo resosi cosciente di sé sono rilevabili strumentalmente con gli strumenti delle neuroscienze (E.E.G., risonanza magnetica, ecc.) .
E’ stata mai fatta una comparazione tra le rilevazioni strumentali di questi tre diversi stati di coscienza ?.
La cosa potrebbe essere di un certo interesse in quanto è possibile che esistano notevoli similitudini strumentali tra le caratteristiche di questi tre diversi stati di coscienza.
Se l’ipotesi è fondata essa si potrebbe anche utilizzare per la rilevazione delle caratteristiche, nel senso sopra indicato, dello stato di coscienza dell’individuo che ha fatto terapia e autoanalisi e che abbia completato il suo processo di crescita psichica, integrando nella propria coscienza l’immagine del proprio Sé.
Tale rilevazione strumentale potrebbe (e forse, in un peraltro alquanto improbabile futuro, dovrebbe) essere il vero strumento di accertamento per l’abilitazione all’esercizio della professione di psicoanalista.
(*): L’insonnia cronica potrebbe essere una forma estremizzata di resistenza al mutamento in quanto essa impedisce la condizione di stasi della coscienza e quindi la possibilità alla funzione onirica di svolgere in essa il proprio lavoro.