.               .

Sono l’agito comportamentale della malattia mentale dei genitori e dei tutori o di chiunque abbia la responsabilità dei bambini e degli adolescenti.

E di questa gravità riferisce la violenza di quelle punizioni.

Veicolano dei significati castranti e segnano di sé la psiche del bambino o dell’adolescente.

Le bastonate o frustate alle gambe agiscono, e rappresentano, la castrazione contro le funzioni inferiori del Sé.

I colpi contro la testa o la schiena agiscono la violenza contro il Sé del piccolo soggetto.

E contro il viso colpiscono l’identità del suo ego.

Cosi come le ferite psichiche possono somatizzarsi nel corpo del soggetto le ferite

ed i dolori prodotti dalle punizioni corporali si “somatizzano” nella sua psiche lasciando in essa ferite permanenti.

Dopo di ciò si dovrebbe parlare delle torture contro gli esseri umani o contro gli animali che svelano in abbondanza delle condizioni psiche dei torturatori.

Ma quì si entrerebbe in un orribile museo degli orrori.

Basta qui ricordare che nel ‘600 la Santa (sic) Inquisizione condannava gli eretici per esempio ai “tratti di corda” che implicavano il sollevare “l’eretico” per le braccia e lasciarlo cadere dall’alto.

Ed a seconda del numero di tratti di corda inflitti ciò implicava la distruzione delle ossa dei piedi e delle gambe.

Al grido di “Dio lo vuole”.

       .                                              (scritto il 26/2/24)

 

 

 

 

 

 


 

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