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Dice un sogno (di oggi 4/3, ultimo giorno di Carnevale, a  proposito di sincronicità):"Un grosso carro vuoto predisposto per portare una maschera  allegorica  di Carnevale".

Il sogno rappresenta una coscienza, la mia, il carro vuoto, in grado di produrre e "trasportare" allegorie.

E quindi questo pezzo:

L'Orologio quantistico, di cui al titolo,  è una invenzione allegorica che cerca di far capire il meccanismo quantistico che i continui mutamenti quantici* degli elettroni degli atomi e delle molecole dell'Universo (davvero molte, immagino, ma non in numero infinito) in quanto a causa del Big Bang e del suo conseguente effetto contrattivo,  benché in espansione, ha comunque un limite, sia temporale che spaziale.

Tali mutamenti quantici continuamente AZIONANO  EVENTI, a causa delle informazioni quantistiche che tali mutamenti generano verso i rispettivi elettroni di coppia (i quali per forza di cose sono in numero inferiore  rispetto a tutti gli elettroni esistenti).

Tale continuo TICCHETTARE  dell'Universo muove e genera nell'Universo stesso e nei suoi tanti "oggetti", come predetto,  EVENTI.

Molti dei quali, OVVIAMENTE, tra di loro sincronici in quanto prodotti nei tanti elettroni di coppia dalla stessa informazione quantistica**.

E tra essi gli eventi che riguardano i viventi e la loro occasione e la loro MERAVIGLIOSA possibilità di evolvere (verso una vita o un mondo migliore) o (ahi,loro)  verso la regressione e verso la loro pulsione suicidaria.

(*) Si tratta come ho scritto più volte di una ipotesi intuitiva.

Forse un giorno un qualche volenteroso fisico ne confermerà l'esistenza o scoprirà che è una cazzata.

Fino a quel momento continuerò ad usarla come strumento cognitivo per capire qualcosa di più.

(**) Nell'Universo tutto muta e tutto scorre quantisticamente,  sincronicamente e CONTINUAMENTE anche se di tutto ciò possiamo osservare solo gli aspetti macroscopici.

E, straordinaria eccezione questa, negli effetti sincronici che il prendere coscienza di una informazione del proprio Sè induce nella nostra realtà sensibile.

                                                      (scritto il 05/3/25)

 

 

 

 

 


 

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