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La coscienza dissociata ha una attitudine coatta (ovviamente inconscia ed inconsapevole anche per l’ego) a cercare di imporre all’altro la sua cosiddetta “visione del mondo”.
A partire da ogni piccolo o marginale comportamento dell’altro, che quella coscienza consideri distorto rispetto a quella sua visione (per quanto distorta o francamente folle essa possa essere) .
Tale attitudine coatta della coscienza dissociata induce ovviamente analoghi comportamenti coatti nell’individuo dissociato che ne è portatore inconsapevole .
Quella attitudine della coscienza dissociata è peraltro ,a sua volta, un agito emulativo deviante di una pulsione istintuale incoercibile dell’inconscio.
In questo caso però tale pulsione dell’inconscio tende , il più delle volte inutilmente , ad allineare la sua coscienza di riferimento nella direzione del Sé.
La funzione onirica , per esempio, è una espressione di quella pulsione istintuale.
I comportamenti agiti dell’individuo, rappresentativi di bisogni inconsci, sono ancora una volta espressione di quella pulsione.
E si potrebbe continuare.
Quella attitudine della coscienza a cambiare l’altro ed ad imporre all’altro la propria (assolutamente distorta) “visione del mondo” implicherà da parte dell'individuo azioni e comportamenti coatti di diversa intensità a seconda del livello di dissociazione in atto ed alla presenza o meno di un complesso di castrazione.
Nei confronti dei figli quei comportamenti potranno giungere fino a livelli di coazione coercitiva anche violenta e brutale.
Nei confronti della diversità, quale che essa sia, potranno raggiungere anche livelli omicidiari.