Si parla e si è molto parlato della plasticità del cervello e della sua capacità innata di risolvere problemi (*)
E qualche giorno fa sulla base di alcune interpretazioni ho formulato più che una ipotesi una congettura.
E cioè che a fronte della condizione drammatica di una coscienza dissociata, del tutto priva di informazioni circa la reale natura dell’individuo, il cervello possa adottare l’unico provvedimento capace di risolvere questo drammatico problema psichico: Stimolare continuamente la funzione onirica a produrre sogni al fine di portare alla coscienza l’enorme quantità di informazioni ,della quale è priva, circa quella reale natura.
Non potendo tenere conto del fatto che non avendo la coscienza integrato in sé la funzione intuizione ciò vanifica del tutto gli scopi della funzione onirica.
Non solo.
La tecnica base della psicoanalisi (“mi racconti i suoi sogni”) non l’ha inventata qualche pur geniale psicoanalista.
L’avrebbe inventata , per così dire, il cervello a fronte della drammaticità della condizione dissociativa della coscienza.
Azione del cervello , la quale stante l’incapacità della coscienza di integrare in sé i significati dei sogni, crea la classica condizione secondo la quale :”il taccon è peggiore del buso” .
In altri termini la soluzione tenderebbe ad aggravare il problema anziché risolverlo.
Sollecitando continuamente la funzione onirica a produrre sogni , sollecitandola cioè a portare nell’inconscio sempre nuovi simboli energeticamente/libidicamente carichi (i cui significati non possono essere integrati dalla coscienza) il cervello genererebbe indirettamente una condizione di continuo sovraccarico energetico dell’inconscio oltre che una continua sovreccitazione dello stesso.
Il cui sbocco ha solo quattro vie possibili:
- La generazione di sintomatologie mentali;
- La generazione di sintomatologie psicosomatiche;
- La generazione di patologie di varia natura;
- La generazione di fenomeni psicotici con i comportamenti conseguenti.
Ditemi se tutto ciò non è un bug della evoluzione che si riflette e si perpetua inevitabilmente nell’ambito sociale e familiare ?.
(*) Lo sviluppo di un adattamento secondario compensativo a quella drammatica condizione psichica sarebbe un’altra delle soluzioni adottate dal cervello per limitare i danni , almeno nel breve periodo, di quella condizione.