L’esperienza ancora una volta riconferma il meccanismo.
Nel rapporto parentale il maschio porta con sé nella propria coscienza la chiave repressiva (orientata verso la condizione dissociativa ad un livello più leggero ed orientata verso il complesso di castrazione ad un livello più pesante) ereditata dal proprio ambito parentale infantile .
Essa viene emulata dalla femmina ed agita sia contro sé stessa sia contro il maschio stesso.
La cosa si ripete puntualmente perfino nei rapporto amicali nei quali la femmina agisce contro il maschio la chiave repressiva emulata da parte della sua coscienza dalla coscienza del maschio amico.
Parrebbero quindi esserci due chiavi repressive fondamentali: Una che aziona e perpetua la condizione dissociativa ed una che aziona e perpetua il complesso di castrazione.
Chiavi le quali si perpetuano , una generazione dopo l’altra , dalla femmina verso il maschio e dal maschio verso la femmina.
Nel corso della sua vita la femmina le emula volta a volta dal maschio alfa , per agirla ed azionarla sia contro sé stessa che contro il maschio stesso.
Come succede sempre la dissoluzione del legame proiettivo accecante fa affiorare alla coscienza l’insight che definisce la gestalt di sistema.
Quando la femmina tenta di sottrarsi a tale circuito perverso ciò scatena la rabbia e l’aggressività del maschio per la perdita di potere e di controllo che ciò implica e per il terrore di doversi confrontare da solo con i propri conflitti intrapsichici.
Si osserva peraltro che sono proprio le coscienze femminili meno attrezzate , psichicamente più deboli e quindi più fragili , ad essere più disponibili al processo emulativo dalla coscienza maschile mentre sono a loro volta proprio le coscienze maschili meno attrezzate , psichicamente più deboli e quindi più fragili, ad avere bisogno, e quindi a subire, l’azione repressiva e condizionante da parte della coscienza femminile , che agisce la chiave emulativa assunta dalla coscienza maschile.
Questa , chiamiamola pure chiave repressiva , ciascuno la porta in sé nella propria psiche fin da dopo dalla nascita , in quella psiche nella quale è stata implementata fin dall’ora dal proprio ambito parentale.
Fin quando di essa non si prende coscienza , disattivandola , essa azionerà nel rapporto con l’altro/a un agito repressivo.
E’ come una specie di boomerang che accompagna l’individuo in ogni istante della sua vita fino a quando prendendone coscienza essa perde ogni consistenza.
Le difese della coscienza del Sé impediscono da una parte l’azione coattiva imposta dalle suggestioni di realtà ed impediscono altresì l’interazione coattiva imposta dalle altre coscienze dissociate.
E ciò dal momento in cui di quella chiave , vera chiave di volta del sistema repressivo e castrante nei confronti del Sé dell’individuo , si è preso coscienza.
Ciò che si è prima definita “chiave repressiva” potrebbe essere una chiave di sintesi che rappresenta, sinteticamente appunto , l'intera condizione psichica così come è stata determinata in partenza dall’ambito parentale.
Essa nel rapporto con l'altro tende a mantenere immutata e a perpetuare gli effetti di quella condizione psichica iniziale.
Così come la ripetitività dei significati della comunicazione parentale tende a cristallizzare e a perpetuare la condizione psichica iniziale imposta cosi la ripetitività del rapporto duale determinato dalla chiave suddetta tenderebbe alla perpetuazione di quella condizione psichica.