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Transfert e proiezione sull’oggetto sono cose diverse,

Il paziente nel corso della terapia proietta sul suo analista ,via via che il processo avanza, cose diverse di sé di cui egli è inconscio.

Detto in modo diverso: Cosa credi che rappresenti per te , qui e ora, il tuo analista ?.

Il paziente non lo sa, non può capirlo, ma il suo analista ogni volta rappresenta per lui/lei qualcosa di diverso.

Un giorno rappresenterà il perfido complesso di castrazione , un giorno la sua coscienza dissociata e poco alla volta il suo analista  comincerà a rappresentare per lui il suo Sé o parti del suo Sé.

La sua ancora di salvezza , la sua fonte rigenerativa.

Ciò che per tento tempo , per troppo tempo , gli hanno insegnato ad odiare  e che egli , insieme, ha tanto intensamente  desiderato essere.

Cosa sia il transfert è stato già detto è inutile qui tornarci.

Anche l’analista proietta parti di sé, cui è inconscio, sul suo paziente.

Credo che questa cosa venga chiamata talora controtransfert.

Ed è obbligo dell’analista capire tra sé e sé cosa egli proietti sul suo paziente.

Bene sarà per lui il capirlo e bene sarà anche per il suo paziente non essere coinvolto negli scazzi del suo analista avendone già da risolvere anche troppi dei suoi.

Peraltro si deve dare per scontato che ci saranno sempre , per mille diversi motivi, parti di sé che non si riescono a capire o che è impossibile capire .

Occorre accettare serenamente questo fatto dando tempo al tempo.

 

 

 

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