Sulla base della esperienza fin qui sviluppata è possibile fare una rappresentazione sintetica della stato della teoria in atto.

Parleremo sinteticamente della psiche umana e cioè del Sé, dell’inconscio e dei suoi contenuti, dell’ego e soprattutto della coscienza.

In origine la coscienza umana (nel bambino/a) è praticamente una pagina bianca.

Anzi essendo essa del tutto priva di informazioni e di memoria di esperienze sensoriali in quanto coscienza non esiste.

Esiste invece lo strumento, l’organo (presumibilmente la neocorteccia),  che dovrà ospitare quelle informazioni e quelle esperienze, informazioni e memoria delle esperienze vissute che sono nel loro insieme ciò che chiamiamo coscienza.

Il progressivo sviluppo del cervello del bambino e della sua capacità di percezione sensoriale consente a quella parte del cervello di acquisire informazioni dall’ambiente reale.

Esso comincia ad acquisire perciò le esperienze sensoriali vissute ed il senso di queste esperienze.

Come avviene nella quasi generalità dei casi l’ambiente familiare non mette in condizione la coscienza del bambino di acquisire nel proprio inconscio i “mattoni” per la costruzione di una coscienza di sé.

L’ambiente familiare infantile nel corso dell’imprinting infantile non può dare alla psiche del bambino stesso più di quanto quell’ambiente genitoriale abbia ricevuto a propria volta nella propria infanzia.

Inconsapevolmente l’ambiente parentale infantile comunica con linguaggi simbolici (e con i loro significati castranti) alla coscienza del bambino i suoi messaggi strutturanti per costruire in quella nuova coscienza la propria immagine .

Comincia cioè nel bambino la segregazione dei contenuti del suo inconscio, cominciano i processi di castrazione da sé, cominciano i meccanismi di rimozione ed esclusione dei contenuti della coscienza ritenuti incompatibili con lo status quo dell’ambiente parentale infantile.

Comincia l’introiezione nella psiche del bambino della comunicazione castrante proposta dal suo ambiente di crescita.

Si costruisce quindi un imprinting che adatta il bambino al suo ambiente parentale infantile ma che lo renderà nell’età adulta incapace di adattarsi felicemente a sé stesso ed alle varie tipologie di ambienti nei quali si troverà a vivere.

La coscienza di sé nel bambino rimane perciò in uno stato larvale , in una condizione di “non nata”, in una condizione simbiotica rispetto all’immagine dell’utero materno.

Contemporaneamente si struttura nella coscienza dl bambino una falsa immagine di sé costruita con i materiali informativi e simbolici provenienti dall’ambiente familiare infantile.

Si costruisce in quella coscienza l’immagine di un falso sé, di una protesi complessa,  dentro la quale l’ego inconsapevole ed inconscio di sé si dibatte.

Si dibattono altresì i contenuti dell’inconscio che a causa della segregazione cui sono costretti, data la condizione dissociativa della coscienza, non sono riusciti a portare a compimento la missione per la quale esistono: Costruire cioè nella coscienza l’immagine del Sé dell’individuo, far sviluppare, crescere e costruire la coscienza di sé.

La libido, l’energia di cui sono caricati quei contenuti carica le proiezioni di essi .

Le proiezioni si attestano sugli oggetti della realtà, sulle idee di riferimento, sui sintomi mentali e psicosomatici generati da quella condizione psichica dissociativa

Tutti eventi  ed oggetti che continuamente rappresentano ad una coscienza sorda l’esistenza di quei vitalissimi contenuti.

I quali come via assolutamente principale si autorappresentano in forma simbolica nei sogni.

Qualsiasi cosa faccia o pensi o non pensi o che nemmeno sia in grado di pensare l’individuo inconscio di sé non può che continuamente rappresentare simbolicamente i propri contenuti inconsci.

Egli non vive la propria vita ma solamente la rappresenta simbolicamente sullo scenario della realtà.

Egli non è regista di sé ma inconsapevole attore di un suo mondo interiore che gli è del tutto sconosciuto e del quale ignora l’esistenza.

Egli non è individuo ma bensì uomo-massa. Burattino nelle “mani” delle suggestioni della realtà nella quale vive e che non è nemmeno in grado di riconoscere.

Aiuta ad uscire da questa condizione la terapia analitica la quale può aiutare a superare i blocchi allo sviluppo della coscienza di sé imposti dall’imprinting infantile.

Aiuta moltissimo via via che si sviluppa la funzione intuizione , cioè la capacità di interpretare intuitivamente i propri sogni, l’autoanalisi.

Via via che si prende coscienza di sè, grazie alla interpretazione intuitiva dei simboli onirici, la coscienza stessa muta, la personalità dell’individuo muta, muta la sua visione del mondo e la sua visione di sé.

Dapprima egli prenderà coscienza delle proprie esperienze inconsce , profondamente rimosse, e del loro senso.

Comincerà così ad individuarsi.

Comincerà a riconoscere i fenomeni di sincronicità (dei quali ho scritto in altra parte).

Poi egli comincerà a prendere coscienza di sé, comincerà a costruire nella propria coscienza l’immagine del proprio Sé, di ciò che veramente egli è nella propria totalità.

Comincerà a prendere coscienza della propria istintualità (che non attiene solo al campo della sessualità) , comincerà a prendere coscienza del suo essere animale intelligente , comincerà a prendere coscienza del dolore che la propria inconsapevole condizione psichica ha inflitto al proprio essere ed alla propria vita e del dolore che, talora inconsapevolmente , una specie che si dichiara intelligente infligge agli altri esseri umani , agli altri animali ed alla Natura in genere.

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