Molti, moltissimi anni fa quando nel corso di una lunga terapia analitica, che tra le altre cose mi ha fatto scoprire C. G. Jung e la psicoanalisi, la mia comunicazione verbale si accalorava , si appassionava notavo che lo psicoanalista istintivamente portava avanti il suo torace.

Mi dava l’impressione come se egli cercasse di ampliare la sua area di ascolto raccpgliendo la comunicazione attraverso il suo corpo (oltre ovviamente che con le orecchie).

Come se usasse il suo corpo come una specie di antenna ricevente.

Idea piuttosto strampalata, mi dicevo tra me.

A distanza di tanto tempo e di tanta esperienza mi sento di potere dire in merito una parola in più.

L’essere umano comunica verbalmente ed attraverso la postura del suo corpo.

E molti ritengono che egli comunichi solo così e basta.

Ed invece no.

Esistono forme di comunicazioni non verbali e non percepibili dalla coscienza (e perciò definite subliminali) che non vengono percepite dalle orecchie ma dall’inconscio (tanto per semplificarla e dirla grossolanamente, dal corpo).

E l’inconscio che così percepisce ne riferisce alla coscienza attraverso i sogni.

E coloro che capiscono il significato dei sogni giungono a capire anche il senso veicolato da quella forma di comunicazione.

Tanto più la comunicazione dell’altro è carica di emozione, di passione, di sentimento profondo tanto più essa veicola subliminalmente senso.

Tanto più una persona si accalora nel suo discorso (quale che sia l’argomento) tanto più egli comunica di sé, tanto più metadice delle proprie problematiche psichiche.

E chi ha capacità di percezione relativamente a questa forma di comunicazione , tanto più egli è empatico, tanto più coglie dell’altro significati inconsci per colui che parla ma che è importantissimo che vengano alla coscienza.

Non importa alla coscienza di chi !.

Se colui che ascolta coglie il senso di quella comunicazione profonda  che se ne renda conto o meno prima o dopo restituirà in altra forma alla coscienza dell’altro il significato così percepito.

Lo aiuterà senza che l’altro sappia e talora senza che sappia perfino l’analista poco consapevole di sé.

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