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Nel mito di Atlante egli parrebbe sorreggere il peso del mondo.
Si può leggere però anche in un modo opposto e cioè che il povero Atlante è in realtà schiacciato ed oppresso da quel grande peso non desiderato.
E del quale ben volentieri si libererebbe, se potesse.
Di questo mito si può , volendo, leggere anche un profondo significato che riguarda molti esseri umani: Esso può anche rappresentare il peso , talora immane , con il quale la coscienza, afflitta da un potente complesso di castrazione . opprime e schiaccia l’individuo, i suoi bisogni, i suoi sentimenti e le sue emozioni, i suoi istinti , la sua sessualità.
E quindi articoliamo , ancora una volta , alcuni aspetti di quel , molto diffuso, complesso.
Esso nasce nella primissima infanzia a causa di una ripetitività continua ed ossessiva di taluni comportamenti parentali inconsapevoli (e dei loro significati) i quali si susseguono implacabilmente nel corso di tutta l’infanzia e l’adolescenza del bambino/a.
Comportamenti coatti ed inconsapevoli indotti da analoghi complessi di castrazione generati a loro volta da identici comportamenti castranti dei rispettivi genitori (ed avi).
Il complesso di castrazione (materno o paterno che sia) si rende manifesto sotto forma di rappresentazione simbolica nei sogni ma anche in taluni tratti caratteriali significativi , in idee deliranti ed ossessive , con una particolare attitudini alla emulazione dalla realtà sensibile ed alla conseguente strutturazione di coazioni che si manifestano con fenomeni mentali disturbanti o con idee disturbanti e ripetitive frutto di quelle coazioni.
Essi hanno un aspetto duale :Un costrutto coattivo nella coscienza (l’attivo) e una sua radice nell’inconscio (il passivo) che continuamente alimenta quel costrutto attivandolo.
Si potrebbe pensare anche ad un circuito “perverso” a causa del quale in un sistema “carnefice”/ “vittima” la vittima (La radice energizzante nell’inconscio ) rende continuamente attivo “il carnefice” (la struttura coattiva e castrante nella coscienza) che pur lo reprime.
Ed è esattamente questa continua repressione che rende attiva ed energizzante quella radice e permanente quel circuito.
Questa struttura duale si ripropone simbolicamente nei comportamenti della coppia in una continua alternanza di ruoli.
Esso , il circuito perverso, si rappresenta come complesso di castrazione “attivo” nelle donne e come complesso di castrazione “passivo” negli uomini (o viceversa).
In questo circuito perverso nessuno degli individui coinvolti è “vincitore “ , malgrado ogni apparenza.
In quanto sono entrambi vittime inconsapevoli ed incolpevoli di questa non desiderata , mai voluta, eredità parentale.