3/6/09
Il polimorfismo della coscienza.
Ogni individuo mostra all’altro una faccia, una maschera che è la conseguenza del tipo di relazione che lega quell’individuo all’altro.
Con individui diversi e quindi con tipi diversi di relazione quell’individuo mostrerà maschere completamente diverse se non addirittura opposte rispetto alla prima.
La coscienza nel corso della esperienza dell’individuo ha dapprima sviluppato un adattamento all’ambiente familiare e via via essa ha sviluppato adattamenti diversi a seconda dei diversi ambienti nei quali l’individuo si è trovato a vivere.
Tale pluralità di adattamenti determina quello che si può definire come il polimorfismo della coscienza e di conseguenza il polimorfismo della personalità umana.
Ove uno di questi ambienti abbia profondamente segnato l’esperienza dell’individuo (e ci si riferisce di solito all’ambente familiare infantile) la maschera conseguente a tale adattamento primario può essere spesso quella più problematica e più conflittuale.
Il rapporto con l’altro, ove l’altro per qualche motivo incarni proiezioni attivate dal conflitto sviluppatosi nell’ambito parentale infantile (tipicamente il conflitto con le parti di sé o con l’intero Sé escluso dalla coscienza) , mostrerà la maschera più problematica.
E’ stupefacente osservare in persone pur di normale o di superiore intelligenza come quel rapporto (che investe in modo molto intenso il legame transferale tra i due e la conseguente rivivificazione del conflitto basale) abbia la capacità di modificare in modo intensissimo la capacità di pensiero dell’individuo (che si ripete è dotato di normale o superiore intelligenza) limitandone al massimo le capacità di osservazione e di comprensione.
Per certi versi è come se l’attivazione del conflitto risucchi a sé le risorse energetiche della mente limitando ad un ambito estremamente ridotto le risorse intellettive e le capacità cognitive dell’individuo.
Come se il conflitto inconscio (nel quale l’attivazione delle proiezioni fa rivestire all’altro il ruolo del secondo termine dello stesso) tendesse ad inchiodare a sé ogni risorsa intellettiva ed emotiva dell’individuo togliendogli ogni altra capacità di azione psichica (della quale l’individuo ha pur dimostrato in altri contesti di essere normalmente dotato).
Tanto più potenti sono le forze psichiche in gioco investite nella gestione del conflitto tanto meno risorse rimarranno all’individuo per una vita normale fino al limite in cui è possibile che ogni possibilità di vita venga ad essere risucchiata ed azzerata dalla violenza dello scontro intrapsichico.