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Hel. esperisce continuamente una particolare coazione a ripetere.
Quando si sente sola mangia tutto ciò che trova in casa o nel frigo pur sapendo benissimo (avendo ciò vissuto una infinità di volte) che quel cibo gli procurerà una serie di disturbo gastrici ed intestinali che la bloccheranno a casa per giorni .
Parrebbe tutto ciò agire simbolicamente la sequenza di un segmento di un processo di crescita:
- Si sente sola=Viene percepita la deprivazione libidica della coscienza;
- Mangia voracemente il cibo che capita=Porta alla coscienza un qualsiasi significato del proprio Sè;
- Ciò scatena i sintomi=Ciò scatena potenti resistenze al mutamento che si somatizzano nei sintomi gastrointestinali;
Il cibo come rappresentazione dei significati del proprio Sè i quali, benchè rappresentazioni lontane della cosa in sé, scatenano potenti resistenze al mutamento (pur in realtà non mutando un bel nulla).
Si può pensare che il mangiare compulsivo e/o bulimico sia una rappresentazione agita del disperato bisogno genetico della coscienza di avere in sé i significati del suo Sé oltre che una drammatica rappresentazione della sua deprivazione libidica?.
Si può pensare che l’anoressia sia il tragico agito di un complesso di castrazione pervasivo ed invasivo che paralizza ogni possibilità di accesso dei contenuti istintuali del Sé nella coscienza e sospinge il soggetto verso il suicidio?
(scritto il 12/5/23)